Il placebo

Il termine “placebo” deriva dal latino e significa letteralmente “piacerò”. In campo medico viene chiamato “effetto placebo”, una suggestione provocata da un finto farmaco privo di ogni proprietà terapeutica che viene somministrato unicamente per generare piacere al paziente. In passato si era notato che quando la persona cui veniva somministrato un farmaco ne conosceva gli effetti, questi potevano comparire anche quando al malato era stato dato un placebo invece che il farmaco vero e proprio. Oggi i medici a volte prescrivono sostanze innocue ben sapendo che i pazienti, confidando nel potere terapeutico della medicina che assumono, noteranno comunque dei miglioramenti del loro stato di salute. Lo stesso effetto può essere generato da un guaritore in cui si ha fiducia: in tal caso si tratta evidentemente di una procedura che può dare sollievo psicologico al malato.

 

EFFETTO PLACEBO

Per capire meglio in cosa consista l’effetto placebo facciamo subito un esempio concreto tratto proprio da un’esperienza vissuta dallo scrivente. Un paio di anni fa mi ritrovavo a sciare sulle piste di Plan de Corones in Trentino, quando alla fine di una lunga discesa, forse a causa della stanchezza o della perdita della concentrazione, cadevo pesantemente al suolo, praticamente da fermo, battendo le terga sulla neve dura e riportando di conseguenza una forte contusione alla schiena. Il dolore che provai immediatamente era notevole, ma forse anche perché i muscoli erano caldi riuscii, tuttavia non senza fatica, a raggiungere i vicini impianti di risalita e a ritornare in albergo. In quel luogo, in verità ben attrezzato, trovai un fisioterapista che, dopo avermi sottoposto ad alcune manipolazioni, riuscì a distendermi i muscoli della schiena che si erano accavallati. Alla fine del massaggio la mia schiena non stava molto meglio, ma io sì.

Nonostante il mal di schiena perdurasse, sapevo di non avere una malattia seria, quindi ero fiducioso del fatto che prima o poi il dolore sarebbe scomparso. Quando, tornato a casa, raccontavo la mia disavventura agli amici, alcuni di loro mi informavano di avere sofferto essi stessi un dolore simile al mio, dal quale erano guariti dopo molto tempo e si dimostravano ottimisti nei miei confronti consigliandomi alcuni esercizi fisici. Dopo aver praticato gli esercizi che mi erano stati suggeriti, mi sentivo effettivamente un po’ meglio e solo il fatto di chiedere e ricevere consigli dagli amici mi faceva sentire fiducioso. L’essere meno afflitto e più speranzoso aveva creato in me una situazione che avrebbe accelerato la guarigione, la quale tuttavia si realizzò completamente solo dopo oltre sei mesi. Questi benefici sono chiamati, spesso in modo derisorio, effetto placebo.

Quindi non sempre l’effetto placebo è dovuto ad un farmaco composto solo da eccipienti senza principio attivo, ovvero ad una pillola virtuale. A volte, come nel mio caso, l’effetto placebo consiste in una procedura, quindi in una cura o in un guaritore in cui si ha fiducia. L’effetto placebo – a detta di alcuni medici – è molto potente. Si è notato ad esempio che su un significativo campione di persone affette da varie patologie quali asma, ipertensione, tosse e dolori di varia natura, sostituendo con dei placebo molti dei medicinali in uso e alcuni interventi terapeutici tradizionali, oltre la metà dei pazienti sottoposti a questi falsi trattamenti dichiarava di sentirsi meglio.

A questo proposito è istruttivo un falso intervento chirurgico che venne eseguito alcuni anni fa negli Stati Uniti. La cura dell’angina pictoris (un dolore al petto provocato da un insufficiente afflusso di sangue al cuore) veniva normalmente effettuata sottoponendo il paziente ad un intervento chirurgico che consisteva nella legatura di alcune arterie. In un ospedale del Kansas un gruppo di 13 pazienti venne sottoposto ad intervento chirurgico riscontrando in tre quarti di esso un effettivo miglioramento dello stato di salute. La cosa sorprendente tuttavia riguardò 5 pazienti i quali vennero sottoposti ad un falso intervento che era consistito nell’incisione del torace, con successiva ricucitura della ferita, senza però che fosse stato operato alcun intervento interno. Ebbene tutti e 5 i pazienti che erano stati sottoposti al falso intervento chirurgico ebbero lo stesso un miglioramento.

 

I PLACEBO DEL PASSATO

Specialmente in passato, il placebo costituiva la cura principale per ogni tipo di malattia.Tale pratica oggi viene chiamata “medicina magica” e nei tempi lontani era l’unica che l’uomo conoscesse per affrontare i suoi mali. Ma i guaritori con le loro pozioni miracolose e i loro infusi prodigiosi determinavano veramente un effetto sulla malattia e sul paziente? Oggi, grazie alle nostre conoscenze, possiamo affermare con sicurezza che la stragrande maggioranza delle sostanze medicamentose usate fino ad un paio di secoli fa non avevano in realtà alcuna azione farmacologia attiva.

Non solo, ma oggi possiamo sostenere con cognizione di causa che tutta la storia della medicina è stata in larga misura la storia dell’effetto placebo e solo occasionalmente qualcosa di utile veniva introdotto nella pratica medica, come ad esempio l’assunzione di frutta e verdura fresca (o conservata in aceto) nella cura dello scorbuto, una malattia causata dalla mancanza di vitamina C. Quasi per caso si era scoperto che era possibile prevenire lo scorbuto mediante la somministrazione di agrumi o crauti. Dopo i risultati positivi di questo rimedio naturale, i marinai della flotta britannica vennero obbligati a mangiare un limone (in inglese lime) al giorno come prevenzione della malattia. Per tale motivo i marinai inglesi ancora oggi a volte vengono chiamati “limey”.

Molte sono state in passato le sostanze utilizzate come rimedi verso le più svariate patologie. Fra queste sostanze vi era il sangue di animali diversi raccomandato come medicina per la cura ad esempio dei calcoli renali, dell’epilessia e dell’emorragia. Ma venivano utilizzati come farmaci anche gli escrementi, l’orina, le polveri di pietre preziose e persino i corni di unicorno che in realtà erano resti fossili di balenottere, molto costosi anche perché molto rari. Quali fossero gli effetti di queste sostanze sulla salute umana è facile immaginare. Anche le erbe con effetto curativo erano in realtà pochissime mentre la maggior parte di esse erano dei semplici placebo che agivano sulla fiducia del paziente.

Nella medicina del passato era anche molto diffusa la pratica della catarsi (dal greco kátharsis “purificazione”) che consisteva nell’estrarre il male dal corpo attraverso esorcismi, pratiche magiche, o ancor peggio purghe e salassi i quali spesso, invece che curare, peggioravano le condizioni del malato. Gli storici della medicina possono trarci in errore quando parlano di abili e sapienti medici dei tempi andati. Un medico del 1500 affermava con convinzione: “Io li curo, Dio li guarisce.” Solo dalla seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, grazie a farmaci efficaci, si sono ottenuti importanti successi contro malattie come la malaria, la sifilide, la tubercolosi e il colera sollevando progressivamente l’Onnipotente dall’incombenza. Non della saggezza degli antichi, ma della loro ignoranza si dovrebbe parlare.

Come facciamo a sapere se l’effetto di un farmaco è dovuto alla sua reale azione farmacologica o non piuttosto all’effetto placebo? Lo si può stabilire con il cosiddetto “cieco semplice” (single-blind control procedure) che consiste nell’eliminare ogni possibile fonte di informazione sul soggetto esaminato. Si prendono quindi in considerazione due gruppi omogenei di pazienti: ad un gruppo viene somministrato un farmaco e contemporaneamente al secondo gruppo viene somministrato, con identiche modalità, un placebo. Poi, a distanza di tempo, i pazienti (che non sanno a chi è stato somministrato il farmaco e a chi il placebo) vengono esaminati dai medici pervedere se vi sono differenze fra le condizioni di salute dei due gruppi sottoposti all’esperimento.

Questa procedura si è però dimostrata insufficiente perché si è potuto constatare che i risultati a volte erano falsati dal bagaglio culturale e di informazioni in possesso degli stessi sperimentatori. Le aspettative, i preconcetti o le semplici conoscenze acquisite nella professione possono a volte condurre gli studiosi a fraintendere i dati osservati. Per questo motivo, occorreva che neppure i medici, nel caso di sperimentazione clinica, dovessero conoscere la natura della terapia somministrata. In questo caso la procedura viene chiamata “doppio cieco” (double-blind control procedure) poiché sia i pazienti che i medici ignorano informazioni importanti che potrebbero influenzare in modo determinante i risultati dell’esperimento. Questa è l’unica procedura che garantisce risultati sicuri e solo i farmaci e le terapie che la superano possono essere definiti efficaci.

L’uso dei placebo, al posto di farmaci sperimentati, solleva però anche problemi etici e non poteva essere diversamente. Il placebo, come abbiamo visto, è una sostanza farmacologicamente inerte come potrebbe essere ad esempio una soluzione di acqua distillata, glucosio, chinino o qualsiasi altra sostanza innocua che conferisca un sapore simile a quello del farmaco già sperimentato dal malato, qualora l’assunzione sia orale. Se il farmaco è colorato il placebo deve avere il suo stesso colore. In ogni caso, è bene chiarirlo, il placebo non ha alcun effetto sulle malattie più serie e dolorose. Ci sono cure e farmaci collaudati ed efficaci a disposizione del malato per risolvere nel migliore dei modi i suoi problemi di salute ed è un errore molto grave sostituirli con finti farmaci privi di qualsiasi effetto terapeutico.

Per concludere, vediamo in cosa consiste esattamente l’effetto placebo. Normalmente questi falsi farmaci vengono descritti come agenti inattivi perché privi di potere terapeutico, ma in realtà sono attivi e spesso sono anche molto efficaci nel produrre risposte benefiche. Spesso si dice anche che i placebo non sono specifici perché producono effetti in molteplici malattie e anche perché non si sa esattamente come agiscano. Da entrambi questi punti di vista, i placebo non sono molto diversi da alcune medicine valide e riconosciute dalla farmacologia ufficiale, come ad esempio l’aspirina e numerosi tranquillanti.

Abbiamo visto che è importante condurre l’esperimento in modo che il paziente non si renda conto quando gli viene somministrato placebo e quando il farmaco in esperimento, ma siamo sicuri che il malato non si accorga che gli vengono prescritte delle false pillole? A tale proposito nell’ambiente medico si racconta di una conversazione fra medico e paziente che sicuramente non è vera, ma che rende bene l’idea della scarsa fiducia che il malato ha talvolta del medico e della medicina in generale. Il paziente: “Dottore, perché mi ha cambiato le pillole?” “Che cosa glielo fa pensare?” fu la risposta prudente del medico. “Beh, il fatto che la settimana scorsa quando le buttavo nel water galleggiavano, mentre queste ultime vanno a fondo”.

Prof. Antonio Vecchia

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