Le due culture

Spesso si sente dire che la vera cultura è quella umanistica mentre la matematica, la fi­sica e in generale le scienze naturali vengono considerate discipline aride, incapaci di forni­re un vero arricchimento spirituale in quanto in esse la razionalità prevale sui sentimenti. Alcune persone, anche di buon livello culturale, dichiarano candidamente di non sapere nul­la di matematica e di scienza e fanno, della loro ignoranza, quasi un vanto.

La matematica soprattutto si presenta ostica e incomprensibile alla maggior parte delle persone, che si fermano alla conoscenza delle quattro operazioni mentre sono loro indigeste già le equazioni di primo e secondo grado che si insegnano nella scuola media e del tutto nebulose funzioni matematiche come le derivate e gli integrali. La fisica e le scienze natu­rali sono un po’ meglio comprese per il contatto che le stesse presentano con la realtà a causa del rapporto che hanno con la crisi energetica, l’inquinamen­to atmosferico, l’energia atomica, i cibi transgenici, l’incremento demografico ed altri feno­meni più o meno naturali.

Spesso la scienza viene confusa con la tecnologia, ma fra la due discipline vi è una no­tevole differenza. La scienza consiste infatti in uno sviluppo di idee, di teorie il cui primo scopo è quello di cercare di capire come funziona il mondo e quindi non ha alcun fine pra­tico immediato. La tecnologia è invece l’insieme delle attività rivolte a modificare e control­lare l’ambiente in cui si vive. Questo non vuol dire che anche le conoscenze scientifi­che non possano incidere sulla nostra vita. Molte scoperte nel campo della medicina, dell’agri­coltura, dell’industria sono dovute alla tecnologia, ma sarebbero state impossibili sen­za il supporto scientifico che le ha guidate. Pertanto medicine, fertilizzanti, televisione, ae­rei, satelliti artificiali, energia nucleare non sono scienza, sono i prodotti della tecnolo­gia. In estrema sintesi si potrebbe quindi dire che la scienza è libertà, mentre la tecnologia è dipendenza in quanto, come vedremo, rende l’uomo prigioniero delle sue stesse invenzio­ni. Alcune leggi e alcune teorie scientifiche, soprattutto se di recente acquisizione, sono tutta­via di difficile comprensione.

Quando la sera si accendono le luci della città, quando si sale in macchina per recarsi in vacanza o quando si torna a casa e ci si mette a guardare la televisione ci si rende con­to che non si potrebbe beneficiare delle comodità della vita moderna se non ci fosse alle nostre spalle lo studio e il lavoro di tanti pensatori che hanno dedicato la loro vita alla ri­cerca scientifica.

Un altro motivo della diffidenza della gente nei confronti della scienza forse risiede nel fatto che si pensa più agli aspetti negativi che a quelli positivi delle invenzioni. Un esempio potrebbe essere la scoperta dell’energia nucleare da parte dei famosi “ragazzi di via Pani­sperna”, un gruppo di fisici che lavorò a Roma sotto la guida di Enrico Fermi (1901-1954) negli anni Trenta del secolo scorso. Questi studi portarono alla costruzione della bomba atomica realizzata negli Stati Uniti da scienziati che provenivano da ogni parte del mondo nel cosid­detto “Progetto Manhattan”. Indubbiamente sono stati gli scienziati a scoprire che nel nu­cleo degli atomi pesanti vi era una quantità di energia equivalente a quella di migliaia di tonnellate di tritolo, ma furono i politici a decidere di sganciare due bombe di quel tipo sul Giappone nell’estate del 1945.

Ad onor del vero la scoperta dell’energia nucleare non condusse solo alla fabbricazione della bomba atomica. Nel 1942 a Chicago lo stesso fisico italiano Enrico Fermi costruì il pri­mo reattore nucleare, un macchinario che funziona con gli stessi meccanismi attraverso i quali scoppia la bomba atomica o, per meglio dire, la bomba nucleare, in quanto l’atomo non c’entra per nulla, e che viceversa produce una gran quantità di energia da utilizzare per scopi assolutamente pacifici, di grande beneficio per l’umanità. Per fare un esempio fa­cilmente comprensibile si pensi alla bombola del gas che esplode quando l’energia che è in grado di produrre viene rilasciata in un tempo brevissimo, producendo gravi danni nell’edi­ficio in cui era custodita, mentre se l’energia venisse rilasciata gradualmente verrebbe uti­lizzata per cucinare i cibi o per scaldare l’ambiente.

I concetti espressi dalle discipline umanistiche come la storia, l’arte, la musica classica o la letteratura danno la stessa soddisfazione che si prova nel conoscere e comprendere le discipline scientifiche come la fisica, la chimica, l’astronomia o la biologia. Nel loro insieme queste discipline costitui­scono uno dei mezzi per apprezzare l’ordine e la bellezza della na­tura. Non esistono quindi due culture contrapposte ma un’unica cultura onnicomprensiva.

Per concludere dobbiamo fare un cenno ai sistemi di istruzione scolastica che richiedono insegnanti capaci di riconoscere l’importante differenza che passa fra la pura e semplice descrizione dei fatti e la capacità di suscitare negli allievi una consapevolezza della loro im­portanza. Questa capacità è alquanto rara fra gli insegnanti poiché richiede profon­dità di visione e spiccate doti di comunicativa.

Prof. Antonio Vecchia

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