Astrologia, superstizione e truffe

Per l’uomo primitivo era di fondamentale importanza esplorare con attenzione l’ambiente in cui viveva perché solo in questo modo poteva evitare i pericoli e le insidie che in ogni momento della giornata minacciavano la sua esistenza; una profonda conoscenza di tutto ciò che gli stava intorno lo metteva inoltre in condizione di procacciarsi il cibo con maggiore facilità. Nell’età preistorica però l’ambiente non comprendeva solo il suolo ma anche il cielo che, come una grande cupola, sovrastava il territorio formando con esso un tutt’uno. Come vedremo meglio, proprio dall’osservazione attenta del cielo gli uomini preistorici ottenevano informazioni essenziali per il loro avvenire.

All’inizio della loro storia evolutiva, ancor prima di organizzarsi in clan e in comunità, gli uomini primitivi verosimilmente passavano molto del loro tempo a scrutare il cielo che osservavano disponendo di null’altro se non dei propri occhi e della propria intelligenza. Seppur privi di aiuti strumentali, potevano tuttavia compiere le loro osservazioni in condizioni ambientali sicuramente migliori di quelle di oggi. Gli uomini di quelle epoche lontane saranno sicuramente rimasti stupiti e ammirati dinanzi ad uno spettacolo tanto suggestivo e affascinante qual è quello offerto dalla volta celeste non meno di quanto capiti attualmente ad ognuno di noi quando si sofferma ad osservare un tramonto estivo o le stelle in una serena serata di primavera, lontano dalle luci della città.

A differenza di quello moderno, l’uomo primitivo, però, osservando attentamente il cielo, avrà sicuramente notato che i ritmi giornalieri e mensili degli astri che si muovevano sopra la sua testa, corrispondevano a quelli biologici che egli sentiva nel proprio corpo. Avrà infatti osservato che il Sole, come l’uomo, “si svegliava” alla mattina, si alzava in cielo durante la giornata per poi, a sera, andarsi a rituffare nelle tenebre della notte. Il Sole era forse un essere vivente soggetto alle stesse leggi naturali alle quali soggiaceva l’uomo o era esso stesso la causa di quelle leggi? Il ciclo mestruale delle donne corrispondeva a quello lunare. Quale nesso vi era fra i due fenomeni?

Quando, in un tempo successivo, l’uomo, da cacciatore e raccoglitore, divenne sedentario e cominciò a coltivare la terra, l’osservazione del moto degli astri divenne molto più scrupolosa anche perché quel movimento cominciò ad assumere un ruolo e un significato pratico essenziale per il controllo del territorio.

Le prime scoperte, come si è detto, hanno riguardato i movimenti ciclici del Sole e della Luna i cui influssi sembravano guidare il corso della vita dell’uomo e degli altri esseri viventi. Quegli astri, fra l’altro, indicavano anche il tempo opportuno per i lavori agricoli e infatti ancora oggi alcuni contadini tengono conto delle stagioni e delle fasi lunari prima di procedere a determinate pratiche agricole.

 

LA NASCITA DELL’ASTROLOGIA

L’Astrologia (dal greco astron = stella e logos = discorso, argomentazione) affonda le sue radici nell’Astrolatria, ossia nel culto degli astri, ma ben presto abbandona questo aspetto di pura sacralità e si organizza come disciplina autonoma volta alla predizione delle vicende terrene attraverso lo studio della presenza e della posizione assunta in cielo dai corpi celesti. Sotto questa forma essa nacque in Mesopotamia (letteralmente: “fra due fiumi”) dove, cinquemila anni fa, i Sumeri, il popolo che per primo abitò quel fertile territorio situato fra il Tigri e l’Eufrate, avevano sviluppato una civiltà assai progredita.

In quel luogo, attraverso l’osservazione sistematica e scrupolosa del cielo notturno, erano stati avvistati altri cinque astri erranti fra le stelle come lo erano Sole e Luna. I nuovi corpi mobili erano i pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, sistemati in ordine crescente di distanza, determinata in funzione del tempo che impiegavano per ritornare al punto di partenza. Le prime pratiche astrologiche iniziate dai Sumeri vennero in seguito perfezionate dai Babilonesi, discendenti diretti di quell’antica popolazione.

La scoperta che vi erano dei corpi celesti in movimento apparentemente disordinato e autonomo fra le stelle, che invece si muovevano all’unisono e con estrema regolarità, incentivò fortemente le indagini astrometriche (cioè relative alla posizione degli astri) alle quali furono deputati i sacerdoti nella convinzione che quei corpi in movimento avessero qualche cosa di sovrannaturale che solo gli addetti al culto sarebbero stati in grado di interpretare.

Il rapporto fra gli avvenimenti celesti e quelli terrestri nacque quindi con l’attività investigativa dei sacerdoti-astronomi babilonesi e in un primo tempo riguardò esclusivamente la persona del re o del principe ereditario e di conseguenza il futuro del regno, mentre non prendeva in considerazione i comuni mortali. Gli antichi ricercatori disponevano di alte torri che costituivano ottimi punti di osservazione per compiere analisi sistematiche della volta celeste e, da quella posizione privilegiata, annotavano con il massimo scrupolo ogni avvistamento ed ogni fenomeno che ritenevano significativo per i destini del loro popolo. La cosa sorprendente è che a molti chilometri di distanza, utilizzando le stesse tecniche, gli astronomi cinesi venivano incaricati dall’imperatore di ispezionare la volta celeste lungo l’intero arco della giornata esattamente come avveniva in Mesopotamia.

Gli astronomi-sacerdoti babilonesi, collegando i movimenti e le apparizioni improvvise di stelle, comete e meteoriti, agli avvenimenti terrestri, non potevano fare a meno di avventurarsi in predizioni azzardate. Da quel momento i pianeti non furono più visti come divinità, ma come oggetti governati da mani soprannaturali che li spingevano ad operare in un certo modo. Ad esempio Marte, il pianeta rosso, richiamava l’idea del sangue, della guerra e della distruzione; Venere, la stella del mattino, era vista come apportatrice di luce e di fertilità; Saturno invece, il pianeta lento e pallido, incarnava la vecchiaia e la morte. Dal loro aspetto e dalla posizione che assumevano in cielo si traevano pronostici e auspici, confondendo spesso gli effetti con le cause di ciò che si stava osservando.

Il passo successivo fu il collegamento delle stelle in gruppi ben distinti con nomi e significati simbolici precisi. In questo modo si vennero ad individuare le “costellazioni” cui furono assegnati nomi di fantasia mediati da una mitologia preesistente. In particolare le dodici costellazioni dello zodiaco (all’inizio in verità erano undici in quanto non era stata presa in considerazione la Bilancia, mentre oggi sono tredici), cioè quelle raffigurazioni stellari contro le quali appare proiettato il Sole nel corso dell’anno, sono frutto esclusivo dell’immaginazione e furono scelte non perché rappresentassero determinate figure, ma per essere adattate volutamente alle stagioni e quindi raccontare una storia, cercare di dare una spiegazione di ciò che appariva agli occhi degli osservatori. Zodiaco letteralmente significa “circolo di animali” perché alle costellazioni che contraddistinguono questa fascia del cielo, entro la quale si muovono la Luna, il Sole e i cinque pianeti visibili ad occhio nudo, spesso sono stati dati nomi di animali.

Le costellazioni dello zodiaco non occupano una posizione fissa in cielo ma, a causa di un fenomeno detto precessione degli equinozi (*) si spostano lentamente. Pertanto, in seguito a questo lento movimento, tremila anni prima di Cristo, all’epoca dei Babilonesi, le costellazioni non si trovavano nella posizione che occupano attualmente rispetto alle stagioni. A quel tempo, all’inizio della primavera, il Sole appariva proiettato nella costellazione del Toro (oggi è in quella dei Pesci) dove, alcune stelle disposte a forma di “V”, sembrano raffigurare le corna dell’animale protese a spingere il Sole verso l’alto. In giugno il Sole, raggiunto il punto più alto del cielo, incontrava il segno del Leone, il mitico re degli animali, abitatore delle terre calde. Quando poi sopraggiungeva l’autunno, l’astro del giorno veniva afferrato dalle tenaglie dello Scorpione che lo trascinava verso le regioni meridionali e tre mesi più tardi scendeva al suo punto più basso dell’orizzonte dove si trovava immerso nel segno dell’Acquario, il portatore d’acqua, rappresentato sempre con le anfore che versano acqua sulla Terra: le piogge invernali.

(*) La precessione (o retrogradazione) degli equinozi consiste in uno spostamento in avanti della data dell’equinozio. Per la precisione il Sole ritorna al punto che determina l’equinozio di primavera con circa 20 minuti di anticipo rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno, a sua volta, è conseguenza dello spostamento dell’asse terrestre che, con il passare del tempo, non si mantiene rigorosamente parallelo a sé stesso ma, per effetto dell’attrazione della Luna e del Sole sul rigonfiamento equatoriale descrive, in circa 26.000 anni, con moto retrogrado, due coni contrapposti, il cui vertice comune si trova al centro della Terra.

 

LE PRATICHE ASTROLOGICHE SI ESPANDONO

La pratica astrologica dei Babilonesi si diffuse ben presto in tutto il bacino del Mediterraneo dove ad esempio gli Egizi avevano trovato il modo di dividere il tempo in intervalli regolari basati sulla ciclicità e sulla periodicità dei movimenti del Sole e della Luna. Nacque in questo modo il primo calendario all’interno del quale vennero individuati, in base alla posizione assunta nel corso dell’anno da particolari gruppi di stelle, i Decani, cosiddetti perché dominavano con la loro presenza per dieci giorni la vita e le vicende del popolo. Ancora oggi, all’interno di un segno, qualche astrologo distingue fra i nati della prima, della seconda o della terza decade.

Al rapporto di causa ed effetto fra i movimenti delle stelle e gli eventi della vita terrena, individuato dai Babilonesi, si sostituì in Egitto la sottomissione alle costellazioni divinizzate che con il loro apparire determinavano il destino di quelle popolazioni. In altre parole, mentre i Babilonesi consideravano il movimento degli astri e quindi lo spazio come la causa di ciò che accade in Terra, gli Egizi consideravano invece il momento della presenza in cielo di un determinato Decano, cioè il tempo, come principio ordinatore dei fatti naturali e sociali.

Quando le pratiche astrologiche vennero a contatto con la cultura greca si trasformarono radicalmente. Il culto astrologico, che nella visione babilonese ed egiziana era patrimonio magico-religioso, incorporato nella filosofia greca, prese un indirizzo decisamente scientifico. Lo spirito democratico e individualista dei Greci impregnò di sé anche l’astrologia che finì per occuparsi direttamente del destino personale dell’uomo. Per la verità anche i Babilonesi, come abbiamo visto, consultavano il cielo per ottenere oroscopi personali, ma erano oroscopi dedicati ai re o ai potenti che per la loro carica rappresentavano in qualche modo l’intera comunità; per i Greci invece tutti gli uomini, singolarmente, avevano diritto di conoscere il proprio futuro.

Nella Grecia antica la scienza astrologica subì un ulteriore cambiamento: essa non fu più impegnata, come lo era stata quella babilonese, a riconoscere le divinità nascoste negli astri, ma nell’individuare gli influssi fisici che le stelle, in quanto corpi materiali, inviavano sulla Terra. In effetti, anche per i Greci le stelle erano considerate le abitazioni degli dei che dominavano la vita umana, ma l’uomo, a differenza di prima, ora era in grado di prevedere e conoscere il proprio destino attraverso calcoli rigorosi che si potevano eseguire anche a tavolino e quindi senza la necessità di guardare il cielo. L’astrologia con i Greci perde quindi gran parte delle sue caratteristiche ingenuamente religiose per assumerne altre più oggettive, calcolabili dai movimenti e dalla disposizione degli astri in cielo. E questo atteggiamento permane ancora oggi: gli astrologi moderni non conoscono il cielo che non osservano mai, essi fanno le loro “ricerche” a tavolino.

L’astrologia infine arrivò anche a Roma prima dell’inizio dell’era cristiana e qui riprese tutto il suo contenuto di mistero e di superstizione. Venne introdotta al tempo delle guerre puniche, quando la città eterna fu invasa dagli schiavi orientali e da prigionieri di guerra provenienti prevalentemente dalla Grecia, che portavano con sé la propria cultura e con essa l’uso dell’oroscopo. All’inizio Roma tentò di resistere alla nuova dottrina che rischiava di contaminare la composta serenità degli antichi costumi, ed invano filosofi e uomini di cultura stigmatizzarono questa “epidemia” astrologica. Agli astrologi che studiavano il cielo si opposero anche e soprattutto gli aruspici (cioè quei personaggi che predicevano il futuro esaminando le viscere degli animali; il termine deriva da haru- che significa vena e -spex che significa osservare) perché, nei nuovi indovini, essi vedevano dei pericolosi concorrenti in un’attività dalla quale fino ad allora avevano tratto notevoli profitti.

L’astrologia ebbe una rapida diffusione nonostante fosse osteggiata dagli imperatori che saltuariamente perseguivano gli “schiavi caldei” (così erano chiamati a Roma gli astrologi) mettendo al bando le loro pratiche divinatorie. I Caldei rappresentavano quella popolazione che nell’undicesimo secolo a.C. penetrò nella Caldea, la regione meridionale della Babilonia e, dopo avere inizialmente combattuto i babilonesi, si integrarono con essi dando vita ad una nuova civiltà. Da quella terra, l’arte caldea (cioè la nuova tecnica di predizione) come abbiamo visto, si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo fino ad arrivare a Roma.

Nonostante l’opposizione ufficiale, uomini insigni e imperatori romani rimasero affascinati dalle pratiche astrologiche. Giulio Cesare, ad esempio, faceva portare alle sue legioni il simbolo del Toro propiziatore di fortuna e benessere e Cesare Augusto faceva coniare monete con su stampigliato il Capricorno, il suo segno zodiacale. A questo punto la moda astrologica era penetrata in tutti gli strati della popolazione dalla plebe all’aristocrazia, riappropriandosi di tutte le sue antiche caratteristiche e del suo contenuto allegorico e magico.

 

L’ASTROLOGIA INVADE TUTTO IL MONDO

Dopo essersi espansa in tutto il bacino del Mediterraneo, l’astrologia si dilatò ulteriormente nei secoli successivi irradiandosi da diversi centri fra loro indipendenti fino ad invadere tutto il mondo. La si ritrova infatti in Estremo Oriente, in Australia e nel continente americano. Gli abitanti di queste terre erano molto lontani sia geograficamente che culturalmente dai Babilonesi e tuttavia condividevano con l’antico popolo mesopotamico un notevole interesse per le stelle e una tecnica di predizione delle vicende terrestri basata anch’essa sul movimento degli astri. Questo fatto dimostra che la curiosità è una prerogativa fondamentale dell’essere umano e che, proprio grazie a questo desiderio innato di conoscenza, egli è riuscito a controllare l’ambiente in cui viveva e a tentare anche, seppure in modo empirico, di prevederne l’evoluzione.

Il Cristianesimo, considerandola una superstizione, combatté vigorosamente l’astrologia ma non riuscì a debellarla; anzi, le condanne valsero ad accrescerne il favore. In realtà all’inizio il Cristianesimo, quando non si era ancora dato regole precise ed era contaminato da fermenti di paganesimo, inglobò l’astrologia per l’aspetto provvidenziale che le era implicito. In fondo la nascita di Gesù Cristo era stata annunziata anch’essa da una stella e quindi anche i corpi celesti potevano essere visti come dei segni, delle indicazioni divine, che poi l’uomo avrebbe potuto seguire o meno secondo una sua scelta personale guidata dalla morale.

Tuttavia con Sant’Agostino (un tempo ottimo astrologo, ma poi “pentito”) la Chiesa prende chiaramente le distanze dal culto astrologico che attribuisce i peccati e le colpe umane all’influsso degli astri invece che imputarle all’uomo stesso e alla sua superbia. La predizione del futuro è vista come una svalutazione del libero arbitrio e quindi indirettamente come l’esclusione dell’azione divina sulla salvezza dell’uomo. Successivamente la “Scolastica” ossia la dottrina che si incaricava di conciliare in forma razionale i dogmi cristiani con il modello aristotelico di Universo al quale si ispirava tutto il suo apparato dottrinario, assunse una posizione più moderata rispetto a quella di Sant’Agostino.

Tommaso d’Aquino, il principale rappresentante della Scolastica, pur ammettendo che le stelle con il loro movimento potessero influire sugli eventi terreni, riteneva tuttavia, che essendo costituite di materia, agissero solo sulla materia. Conseguentemente la predestinazione, la previsione del futuro, non poteva dipendere dalle stelle perché queste non potevano esercitare un influsso sulla ragione e sul libero arbitrio che non sono cose di natura corporea, ma un dono divino. La decisione sul proprio comportamento, conclude San Tommaso, soggiace al libero arbitrio e non all’influsso delle stelle. È la ragione, in altre parole, che domina le stelle e non viceversa.

Nel Medioevo l’astrologia riprese nuova linfa fino ad essere elevata alla dignità di insegnamento universitario e fu tenuta in gran conto da uomini potenti come ad esempio Federico II (re delle due Sicilie e fondatore dell’Università di Napoli nel 1224) il quale non tentava alcuna impresa senza essersi prima consultato con l’astrologo di fiducia. In realtà, nonostante la Chiesa lanciasse scomuniche a dritta e a manca, tutti gli uomini potenti prestavano gran fede agli astrologi che erano presenti in tutte le corti, soprattutto in quelle francesi. Perfino alcuni papi si affidarono agli influssi astrali prima di prendere importanti decisioni. Ad esempio Giulio II della Rovere (papa dal 1503 al 1513) incaricò gli astrologi di scegliere il giorno più adatto per la sua incoronazione che rinviò varie volte proprio per trovare il momento più propizio per la salita al trono pontificio.

 

IL SOLE AL CENTRO DELL’UNIVERSO

Anche durante il Rinascimento l’astrologia fiorì un po’ dovunque nonostante le nuove scoperte astronomiche avessero spostato il centro dell’Universo dalla Terra al Sole e nonostante l’introduzione del metodo galileiano della ricerca, che prevedeva un particolare rigore nella indagine dei fenomeni naturali. Il nuovo modo di esplorare i fatti della natura determinò innanzitutto la separazione netta fra Astrologia naturale (cioè l’Astronomia vera e propria) e Astrologia giudiziaria (cioè quella dottrina che formulava giudizi sulle persone) la quale continuava ad attribuire ai fenomeni celesti influssi sulle vicende umane.

Come se la cosa non li riguardasse, gli astrologi continuarono ad osservare il movimento degli astri attorno ad una Terra ferma al centro del Creato e molti scienziati illustri erano anche astrologi. Keplero, ad esempio, lo scopritore delle leggi relative al moto dei pianeti intorno al Sole, realizzò la gran parte dei suoi guadagni come astrologo e non come scienziato. Lo stesso Galileo, che nei confronti dell’astrologia fu piuttosto scettico, sosteneva che il modello eliocentrico di Universo non poteva in alcun modo minare le basi dell’astrologia con la quale, sempre per lucrare profitti, a volte anche lui si cimentava. Questi esempi per fortuna non vengono imitati dagli attuali scienziati i quali, come i loro colleghi del passato, guadagnano poco e lavorano molto.

Paradossalmente gli astrologi, per i quali la centralità della Terra doveva apparire come un dogma indiscutibile, furono invece coloro che meno degli altri si preoccuparono della scoperta che non era in realtà la Terra a trovarsi al centro dell’Universo, ma il Sole e pertanto il sistema previsionale rimaneva identico e non riceveva alcun contraccolpo dalle nuove teorie. Non fu così invece per le Chiese cattolica e protestante; i protestanti soprattutto si scagliarono contro Copernico bollando le sue idee come pura follia.

Le nuove scoperte scientifiche non provocarono il declino dell’astrologia e nemmeno la riforma protestante di Lutero riuscì a farlo. Nonostante i grandi sommovimenti culturali e sociali le previsioni astrologiche continuarono come prima a basarsi sul Tetrabiblos di Tolomeo. Il Tetrabiblos (dal greco, letteralmente: “Quattro libri”) è uno dei testi classici dell’astrologia e fu scritto nel 144 d.C. da Claudio Tolomeo, astronomo e scienziato alessandrino autore di varie opere su argomenti ben più importanti, quanto a contenuto, del trattato relativo a questa pseudoscienza. Fra i tanti libri scientifici scritti da Tolomeo basta citare l’Almagesto (corruzione araba di un termine greco che significa “il più grande”) nel quale è descritto il modello meccanico di Universo che immagina i corpi celesti, sistemati su sfere di cristallo, girare intorno alla Terra ferma al centro.

Nel Tetrabiblos, un libro che solo cento anni fa fu attribuito con certezza all’astronomo egiziano, si parla in modo semplice e chiaro di una disciplina che spesso veniva trattata con linguaggio sibillino e oscuro e quindi era apprezzato soprattutto da coloro che, privi di una adeguata preparazione scientifica, volevano addentrarsi nei meandri delle scienze occulte. Nel suo libro, Tolomeo, tra le altre cose, afferma che i destini collettivi, come ad esempio le grandi catastrofi, hanno sempre un ruolo preponderante sulle sorti dei singoli individui. Con ciò egli dava risposta a coloro che contestavano le capacità predittive degli astrologi i quali non erano in grado di spiegare come mai due persone che subiscono lo stesso destino, per esempio la morte contemporanea nel campo di battaglia, non abbiano lo stesso oroscopo di natività.

L’astrologia declinò nel 1700 con l’avvento dell’illuminismo, quando il riconosciuto potere della ragione tentò di liberare l’uomo dalla superstizione e dall’irrazionale. Tuttavia anche in questo periodo non mancarono gli assertori della validità dell’astrologia e purtroppo, proprio in questo momento storico, riprese vigore la cosiddetta “astrologia medica”.

 

L’ASTROLOGIA MEDICA

La medicina astrologica rappresenta forse il campo più pericoloso e dannoso che le molteplici pratiche astrologiche possano esercitare sull’uomo. La logica di base che collega l’astrologia alla medicina è quella riportata negli scritti di Ippocrate, medico greco vissuto nel quinto secolo a.C. e ritenuto il padre della medicina scientifica. In quegli scritti che oltre ad argomenti di carattere medico comprendono anche opere etiche (famoso è il “giuramento di Ippocrate” che ancora oggi rappresenta l’ideale del comportamento professionale, con cui il medico accetta la sacralità del proprio mestiere impegnandosi a rispettare il segreto professionale e a non recare danno al malato) l’uomo viene considerato un piccolo mondo (microcosmo) in cui interagiscono i quattro umori del corpo così come nell’Universo (macrocosmo) reagiscono i quattro elementi materiali (terra, acqua, aria e fuoco) oltre all’etere, la quinta essenza.

I quattro umori del corpo sono il sangue che proviene dal cuore, la flemma che proviene dal cervello, la bile gialla prodotta dal fegato e la bile nera prodotta dalla milza. Questi quattro umori si trovano mescolati in proporzioni armoniche nello stato di benessere, mentre, quando una parte prevale sulle altre, si generano le malattie. In vecchiaia ad esempio prevale la flemma, il più viscoso e il più lento dei fluidi corporei, quello che ci fa tossire. L’impostazione relativa alle funzioni generali del corpo umano avanzata da Ippocrate verrà ripresa e accostata ai corpi celesti di rilevanza astrologica da un sacerdote babilonese di nome Beroso vissuto intorno al 280 a.C. che può quindi essere considerato il fondatore dell’astromedicina.

Questo collegamento delle diverse parti del corpo ai segni dello zodiaco e ai pianeti si ritrova espresso in un poema del poeta latino Marco Manilio di età augustea. In esso si può leggere che l’Ariete, il primo segno, come è logico, era posto a dominare il capo, il Toro presiedeva alla bellezza del collo, mentre i Gemelli ovviamente erano collegati alle braccia, e così via per tutti gli altri segni. Quando ad esempio un dato segno era in aspetto negativo con un pianeta, la parte del corpo associata a quel determinato segno poteva ammalarsi. Per guarire la parte malata era allora necessario rafforzarla con l’uso di erbe e farmaci appropriati oppure facendo ricorso ad amuleti fatti della sostanza (metalli o pietre preziose) corrispondente a quel determinato segno.

Molte malattie si riteneva quindi fossero causate dai pianeti e molti termini, entrati nel linguaggio comune, hanno la loro origine nella astrologia medica. Il termine “influenza” ad esempio, è legato ad un presupposto influsso che discenderebbe dagli astri e “disastro” in greco significa cattiva stella. Anche il dilagare della sifilide (malattia venerea cioè legata a Venere, che si trasmette quindi con l’atto sessuale) in tutta Europa, ad iniziare dal 1484, venne attribuito ad una particolare situazione astrale conseguente alla congiunzione di Saturno con Giove entro la costellazione dello Scorpione che è il segno connesso con l’apparato genitale e riproduttivo, mentre Saturno è un pianeta malefico.

La Chiesa cattolica, che formalmente aveva sempre avversato l’astrologia, unicamente per fini utilitaristici, si appropriò invece della medicina astrologica ponendo al posto dei segni zodiacali i Santi a proteggere le varie parti del corpo. Per fare passare il mal di denti si doveva pregare S. Apollonio; S. Erasmo era il protettore dell’addome; Santa Lucia della vista, e così via. Alcune malattie presero il nome dei Santi che ne avrebbero dovuto sorvegliare l’evoluzione come ad esempio il “ballo di S. Vito” o il “fuoco di S. Antonio” terminologia popolare delle definizioni scientifiche di “corea” e, rispettivamente, di “erisipela”, che sono termini usati solo dagli addetti ai lavori. Nel Medioevo e per tutto il Rinascimento la medicina rimase collegata indissolubilmente all’astrologia.

Medico e mago fu il naturalista svizzero Philipp Theofrast von Hohenheim, più noto con lo pseudonimo di Paracelso, vissuto all’inizio del XVI secolo, il quale si faceva chiamare così perché si riteneva migliore di Celso, uno scrittore latino del I secolo d.C., autore di un’opera enciclopedica che trattava vari argomenti fra cui la medicina. Proprio del testo di medicina era uscita in quegli anni un’edizione a stampa, che fu oggetto di una sorta di venerazione collettiva che Paracelso però riteneva ingiustificata.

Questi, convinto che vi fosse una corrispondenza fra micro e macrocosmo, credeva che le cause delle malattie dell’uomo potessero essere individuate più che da uno studio sul microcosmo del corpo, dall’esame della realtà cosmica celeste e che le forze magiche che reggevano il macrocosmo sarebbero state le più idonee ad agire anche sul microcosmo domandone le infermità. L’originalità del pensiero di Paracelso, più che nell’aspetto fantasioso di una forza astrale, in grado di agire sull’uomo, sta nel superamento della distinzione tradizionale di origine aristotelica fra mondo celeste perfetto e incorruttibile e mondo terrestre imperfetto e corruttibile.

Idee simili a quelle di Paracelso sono state riprese dall’eccentrico astronomo inglese Fred Hoyle, scomparso di recente (agosto 2001), il quale ipotizzava che i germi di alcune malattie e anche quelli che avrebbero dato origine alla vita stessa, sarebbero arrivati su questa Terra provenendo dagli spazi cosmici, racchiusi entro i nuclei congelati delle comete.

 

LA PREDIZIONE DEL FUTURO DELL’UMANITÀ

Dopo avere ispezionato tutti i campi sia del mondo fisico sia di quello spirituale del singolo individuo all’astrologo non rimaneva che tentare di predire il futuro anche sulle lunghissime distanze temporali. In fondo l’intera umanità può essere considerata come un individuo singolo che nasce, si sviluppa e muore e pertanto anch’essa può essere sottoposta alla stessa analisi astrologica cui è sottoposta la singola persona al fine di conoscere il suo futuro. Nasce in questo modo il concetto di grande profezia, in genere catastrofica, di cui il rappresentante più noto e più di frequente citato è Nostradamus.

Michel Nostre-Dame, latinizzato in Nostradamus, medico francese vissuto all’inizio del XVI secolo, dopo alcuni anni di professione e di vita avventurosa abbandonò la medicina, che aveva praticato con impegno e serietà e dalla quale aveva ricevuto anche alcune significative gratificazioni, e si dedicò alle scienze occulte. Nel 1555 pubblicò con il titolo di “Centurie” (parola che significa “centinaia”) una raccolta di profezie che abbracciava un periodo di tempo che partiva da quegli anni e si protraeva fino al 1999 (una data che non sembra scelta a caso: chissà se anch’egli pensava, come ritiene lo scienziato Antonino Zichichi, che con quell’anno si sarebbe concluso il secondo millennio!). Si tratta di un’opera divisa in sette parti, e scritta in quartine, con linguaggio volutamente involuto e oscuro.

L’opera ebbe subito grande successo anche perché in una quartina che figurava nella seconda edizione del libro si poteva cogliere la profezia della morte di re Enrico II avvenuta nel 1559 in seguito a una ferita riportata durante un torneo. Questa previsione valse a dare ulteriore fama e credito a Nostradamus che, colmato di onori e ricchezze, veniva invitato a corte dai principi di mezza Europa. In verità molte delle sue profezie si rivelarono completamente sbagliate e molti commentatori tentarono di forzare il testo per fare dire al suo autore ciò che essi ritenevano più opportuno. Ad esempio Nostradamus dichiarò, al momento della nascita di Rodolfo II, che l’imperatore avrebbe avuto due mogli e che suo figlio sarebbe salito al trono, ma Rodolfo II non si sposò mai e non ebbe figli. Altre profezie, come quelle riguardanti Napoleone, appaiono invece di una precisione sconcertante. In molti ritengono che, come tutti i pronostici, anche quelli di Nostradamus rientrino negli eventi previsti dalla statistica, amplificati tuttavia dal linguaggio misterioso ed enigmatico proprio di questo autore.

Si dice che Nostradamus fosse tanto preciso nelle sue predizioni e in grado di proiettarle in tempi tanto lontani perché era a conoscenza della presenza di tre pianeti (Urano, Nettuno e Plutone) che saranno scoperti molti anni più tardi e solo attraverso il telescopio. Quale vantaggio pratico si potesse trarre da una tale conoscenza nessuno lo dice. Morì nel 1576, come egli stesso aveva previsto, dopo molti onori e gloria, ma anche con il disprezzo e l’insulto di alcuni potenti che evidentemente non aveva gratificato con le sue profezie (esattamente come avviene attualmente con i maghi che suggeriscono numeri del lotto che in pochi casi escono, mentre in molti casi non vengono sorteggiati) e si fece seppellire nel muro della chiesa di S. Francesco a Parigi con il corpo in posizione verticale in modo che nessuno potesse porre i piedi sulla sua persona.

Il libro che gli dette gloria e fama immortale, ma che suscitò anche molte polemiche, fu più volte ristampato e corretto con aggiunte posteriori. Più che un ciarlatano, Nostradamus in realtà fu forse vittima del fanatismo e delle credenze magiche ancora oggi purtroppo molto diffuse.

 

GLI ELEMENTI DELL’OROSCOPO

Cercheremo ora di vagliare in modo più particolareggiato come operino gli astrologi per ottenere i loro oroscopi. Prima di procedere nell’analisi bisogna però sapere che esistono tre principali modelli astrologici.

Il primo di tali modelli è detto “sistema delle interrogazioni” ed è quello che cerca di soddisfare le esigenze della vita quotidiana: in pratica è l’oroscopo che compare tutti i giorni su molti quotidiani (nonché settimanali) e perfino alla radio e alla televisione di Stato (quella che dovrebbe informare i cittadini in modo chiaro e onesto!); il secondo è il cosiddetto “sistema delle elezioni”, un oroscopo che avrebbe il compito di determinare il momento più propizio per prendere un’iniziativa; infine vi è il “tema natale” cioè quell’oroscopo che avrebbe la pretesa di conoscere il destino delle singole persone e di evidenziare i tratti della loro personalità osservando la posizione degli astri in cielo al momento della nascita.

Oroscopo è un termine che deriva dal greco e che significa “osservo l’ora” o anche “guardo ciò che sorge” e non è altro che un diagramma in cui sono registrate le posizioni dei pianeti rispetto ai segni zodiacali e alle cosiddette “case celesti” in un tempo definito e da un punto determinato della superficie terrestre: da questa mappa l’astrologo deduce quello che sarà il carattere e la vita futura di una certa persona. È opportuno chiarire subito che la rappresentazione grafica della disposizione dei pianeti e delle stelle nell’istante in cui è nato un individuo, è un’operazione scientifica; l’interpretazione dello schema per dedurre da esso il destino dell’individuo è invece un’operazione totalmente arbitraria.

I calcoli necessari per stabilire il percorso dei pianeti fra le stelle e le posizioni che questi assumono rispetto alle costellazioni dello zodiaco sono piuttosto complicati ma oggi vengono facilitati dalla consultazione di tabelle, che si chiamano effemeridi. Si tratta in realtà di tabelle note da molto tempo le quali servirono in passato anche per la navigazione: le adottarono ad esempio Cristoforo Colombo e Vasco de Gama durante i loro viaggi.

Le effemeridi consentono quindi di sapere con precisione la posizione dei pianeti al momento della nascita di una determinata persona. Visto dalla Terra, il movimento orbitale dei pianeti e dei due astri più luminosi, quelli che in gergo astrologico vengono detti “luminari” (cioè il Sole e la Luna), nel corso dell’anno si snoda lungo le dodici costellazioni che popolano la fascia dello zodiaco.

Le costellazioni dello zodiaco, come abbiamo detto, in realtà sono tredici e abbracciano aree di cielo di ampiezza diversa. Per comodità di nomenclatura recentemente tutto il cielo e quindi non solo la fascia dello zodiaco, è stato suddiviso in aree limitate da confini rettilinei (che lo fanno rassomigliare alla carta geografica degli Stati Uniti d’America) ciascuna delle quali contiene una costellazione (in tutto se ne contano 88). Tuttavia non è di questi spazi celesti che si occupa l’astrologo (oltretutto, come abbiamo detto, egli non osserva il cielo: non è un astrofilo e tanto meno un astronomo) ma di dodici sezioni celesti tutte uguali fra loro chiamate “segni zodiacali”. Vediamo ora di capire cosa sono i segni zodiacali e come si distinguono dalle costellazioni dello stesso nome.

Gli antichi, dopo che ebbero individuato un determinato punto del cielo chiamato “punto gamma” o “punto di Ariete” (cosiddetto perché a quel tempo si trovava nella costellazione dell’Ariete) decisero di dividere la fascia dello zodiaco in dodici settori dell’ampiezza di 30° ciascuno, chiamati appunto “segni”. Il punto di Ariete è il punto del cielo in cui appare il Sole nell’istante dell’equinozio di primavera e da quel punto si decise di partire per dividere la fascia zodiacale in settori. Il primo settore corrisponde al segno dell’Ariete ed occupa la sezione che va da 0° a 30°; il secondo settore è occupato dal segno del Toro e si estende da 30° a 60° e così di seguito fino all’ultimo segno, quello dei Pesci, che impegna il settore che va da 330° a 360°. Nell’antichità i segni dello zodiaco grosso modo contenevano effettivamente le costellazioni dello stesso nome, ma oggi, per effetto della precessione degli equinozi, di cui si è detto nella nota posta alla fine del primo capitolo, vi è stato uno slittamento all’indietro di oltre 30° fra i segni zodiacali e le corrispondenti costellazioni.

La precessione degli equinozi (un fenomeno che venne scoperto circa 2000 anni fa) determina lo spostamento del punto di Ariete, che di anno in anno retrocede leggermente. Il punto di Ariete, come abbiamo detto, ha questo nome proprio perché duemila anni fa si trovava all’inizio della costellazione dell’Ariete, ma oggi, essendo arretrato di 32° si trova nella costellazione dei Pesci. Ora, poiché la serie dei segni ha inizio dal punto di Ariete, con lo spostamento all’indietro di questo punto si sono trovati spostati all’indietro tutti i segni rispetto alle costellazioni, che invece sono rimaste fisse dov’erano e com’erano duemila anni or sono. Oggi infatti il punto e il segno dell’Ariete si trovano nella costellazione dei Pesci e di conseguenza il segno del Toro si trova nella costellazione dell’Ariete e così via, con l’arretramento di uno, per tutti gli altri segni.

Gli astrologi, è bene ripeterlo, visualizzano l’Universo come se fosse una gigantesca sfera celeste nel cui centro vi è la Terra. Visti da Terra, il Sole, la Luna e i pianeti sembrano girarle intorno con periodo annuale e attraversare le dodici costellazioni astrologicamente significative. Il segno zodiacale di ognuno di noi è determinato dalla costellazione in cui si trova il Sole al momento della nascita. Ogni segno pretende di indicare differenti caratteristiche della personalità: ad esempio il leone è un animale simbolo di forza e di virilità e pertanto un uomo (anche una donna?), nato quando il Sole si trovava proiettato in quel segno, dovrebbe essere forte e virile.

I segni dello zodiaco possono essere raggruppati in vari modi: essi possono essere ad esempio suddivisi per “polarità” in positivi e negativi, o maschili e femminili. La polarità, procedendo lungo lo zodiaco, si alterna (come il rosso e il nero sulla ruota della roulette) mostrando uno schematismo banale e senza un minimo di logica. Così ad esempio, all’Ariete maschile segue il Toro femminile (!) ed è solo una coincidenza fortuita che al Leone maschile segua la Vergine femminile. In questa classificazione binaria ciascun segno ha la stessa polarità del suo opposto (quello sistemato a 180°): il Leone è quindi maschile come è maschile l’Acquario e la Vergine è femminile come lo sono i Pesci.

Nella classificazione per “triplicità”, i segni zodiacali vengono suddivisi a tre a tre in cardinali, fissi e mobili. In effetti, collegando fra loro i segni, che si trovano a 90° sulla fascia zodiacale, si ottengono tre quadrati. Queste figure uniscono fra loro, attraverso i lati, i segni fissi (Toro, Leone, Scorpione e Acquario), quelli mobili (Gemelli, Vergine, Sagittario e Pesci) e quelli cardinali (Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno).

Infine, nella classificazione per “quadruplicità”, i segni zodiacali vengono associati ai quattro elementi che, secondo Aristotele, costituiscono il mondo sublunare cioè fuoco, aria, terra ed acqua. Sono segni di fuoco l’Ariete, il Leone e il Sagittario; sono segni d’aria l’Acquario, i Gemelli e la Bilancia; sono segni di terra il Capricorno, il Toro e la Vergine; e infine sono segni d’acqua i Pesci, il Cancro e lo Scorpione. Una persona ingenua e poco esperta della disciplina potrebbe chiedersi come mai l’Acquario non stia nei segni d’acqua.

 

LE CASE CELESTI

Per gli astrologi di professione, oltre ai segni, hanno altrettanta importanza le cosiddette “case celesti”. Vediamo allora di cosa si tratta.

Osservando il cielo da un determinato punto della superficie terrestre e in un preciso istante si può notare che metà dello zodiaco si trova sopra l’orizzonte e metà sotto: nelle notti invernali si vedono le costellazioni estive (Gemelli, Toro, ecc.), mentre in quelle estive si vedono alte in cielo le costellazioni invernali (Acquario, Capricorno, ecc.). Lentamente, con il passare delle ore notturne, mentre alcune costellazioni tramontano ad ovest altre sorgono ad est ma il passaggio si interrompe quando al mattino il Sole illumina il cielo. Da quel momento le costellazioni non si vedono più ma in realtà alloggiano sulla volta celeste quelle costellazioni che di notte si trovavano sotto l’orizzonte.

Gli Arabi antichi, esattamente come era stato diviso il cielo in dodici costellazioni, divisero la superficie della Terra in dodici spicchi i quali furono chiamati “case”. Queste, proiettate in cielo, formano dodici settori di 30° ognuno con posizione fissa, detti “case celesti”. A differenza delle costellazioni che lentamente si muovono, metà di queste case appaiono posizionate sempre sopra l’orizzonte e metà sempre sotto e inoltre esse non hanno nome ma vengono indicate da numeri progressivi (da 1 a 12) che si susseguono in senso antiorario. La casa numero uno si trova immediatamente sotto l’orizzonte ad est; ad essa seguono le altre in ordine numerico in modo che la sesta si viene a trovare sotto l’orizzonte ad ovest, mentre la settima, sempre ad ovest, si trova immediatamente sopra l’orizzonte. Dalla settima alla dodicesima casa, a partire da ovest e procedendo verso est, le case si sistemano tutte sopra l’orizzonte.

In seguito al moto diurno della volta celeste ogni “casa” viene a contenere porzioni successive dello zodiaco in modo tale che tutti i segni nel corso dell’intera giornata scorrano attraverso le dodici case immobili. I punti di intersezione dei limiti delle case con l’eclittica (cioè con l’orbita percorsa apparentemente dal Sole nel corso di un anno) sono detti “cuspidi”. La cuspide della prima casa corrisponde con l’est dell’orizzonte ed è detta “ascendente” mentre la cuspide opposta, quella che si trova ad ovest, è detta “discendente”. I segni zodiacali attraversati dalle cuspidi al momento della nascita, sono di particolare interesse per l’astrologo.

L’introduzione delle dodici case ad opera degli Arabi ha complicato notevolmente le cose rispetto allo schema tracciato da Tolomeo nel Tetrabiblos, che era molto più semplice da leggere. Con l’aggiunta operata dagli Arabi, la linea dell’orizzonte determina i punti già ricordati dell’ascendente e del discendente mentre il meridiano celeste individuava i punti detti Medium coeli (“punto medio del cielo” che cade nella costellazione che si trova allo zenit, cioè sopra la nostra testa, al momento della nascita) e Imum coeli (“Fondo del cielo”, un punto che cade nella costellazione che si trova al nadir, cioè nella porzione di cielo opposta a quella dello zenit).

Una volta individuato l’ascendente, poiché questo coincide con la cuspide della prima casa, è facile poi posizionare tutte le altre nella costruzione dello specifico tema di natività. Astrologicamente parlando, è molto importante il posto occupato dalla prima casa, soprattutto se questa è ricca di pianeti. Le case vengono considerate infatti come una sorta di cammino che l’individuo è destinato a percorrere nella vita e quindi la prima casa indica le direttive principali di questo cammino. Questa prima casa corrisponderebbe pertanto a quello che è il patrimonio genetico di ciascuno di noi, il quale ci renderebbe predisposti a certe malattie che si possono tuttavia evitare o almeno ritardare con l’assunzione di farmaci specifici o con una corretta alimentazione. Gli astrologi sono soliti affermare che “l’astrologia inclina, non costringe: molto dipende dalla nostra volontà”. Forse tutto, ribattono gli scettici.

Perché l’oroscopo sia completo, l’astrologo deve ancora tener conto della posizione dei pianeti rispetto ai segni e alle case. La posizione dei pianeti sullo sfondo delle stelle influenza determinati settori della vita umana. Ad esempio, i pianeti che al momento della nascita si trovano nella prima casa avranno un influsso particolare sulla persona cui è indirizzato l’oroscopo stesso perché determineranno in modo particolare la sua personalità.

I pianeti non sono importanti solo per quello che rappresentano in sé, ma anche per i cosiddetti “aspetti”, cioè per le posizioni reciproche che assumono fra di loro e rispetto alle costellazioni e alle case. I Greci, che fra le altre cose furono anche i grandi cultori della geometria, si preoccuparono di dare un valore quantitativo a questi rapporti, cioè di stabilire delle relazioni precise fra le posizioni reciproche dei corpi celesti e gli influssi negativi o positivi che ne potrebbero derivare. Decisero quindi che vi erano alcuni aspetti favorevoli e altri che causavano contrarietà e tensioni. Sarebbero favorevoli i trigoni ossia due pianeti posti a 120° fra di loro e i sestili  ossia pianeti separati da una distanza angolare di 60°; sarebbero invece da considerarsi disarmoniche e quindi malefiche (brutto termine) le relazioni di opposizione e quadratura. Opposizione è quando i pianeti si trovano a 180° uno dall’altro e quadratura quando si trovano a 90° lungo lo zodiaco. Sarebbe invece da considerarsi neutra la congiunzione ossia l’incontro di due pianeti nello stesso segno, a meno che non vi siano altri pianeti in grado di mutare giudizio. Come si vede in questo campo tutto alla fine può essere messo in discussione!

 

I RISCONTRI SCIENTIFICI

Molte sono le incongruenze scientifiche degli astrologi a cominciare dalla visione geocentrica che essi hanno del Cosmo, ma come vedremo questo non è l’aspetto più grave della loro ignoranza. La visione geocentrica del Cosmo era quella che si immaginava ai tempi in cui le pratiche esoteriche nacquero ma verso la metà del 1500, come tutti sanno, Copernico rivoluzionò il sistema mettendo al centro dell’Universo il Sole e spostando la Terra in posizione periferica.

Stranamente, questa “rivoluzione delle orbite celesti”, che fu osteggiata un po’ da tutti, a cominciare dalla Chiesa, fu accolta invece con favore dagli astrologi i quali addirittura incoraggiarono la pubblicazione del libro dell’astronomo polacco. Oggi sappiamo che l’Universo ha una struttura ben più complessa di quella immaginata anche fino a pochi anni or sono e che lo stesso sistema solare si è arricchito, in questi ultimi secoli, di nuovi pianeti, di satelliti e di migliaia di pianetini (o asteroidi) distribuiti fra le orbite di Marte e Giove.

Come abbiamo detto, la rivoluzione copernicana, da un punto di vista fisico, non è così sconvolgente come potrebbe apparire, perché il cambiamento che apportò Copernico fu semplicemente quello di spostare il sistema di riferimento dalla Terra al Sole. Ora bisogna sapere che poiché nell’Universo tutto è in movimento, per poter definire il moto di un oggetto qualsiasi è indispensabile fissare un sistema a cui fare riferimento cioè stabilire rispetto a che cosa questo moto deve essere esaminato.

A seconda di come si scelga il sistema di riferimento, si ottengono valori diversi degli spostamenti degli oggetti in movimento: quando, ad esempio, prendiamo in esame lo spostamento di un’automobile, consideriamo ferma la Terra, anche se sappiamo che in realtà essa gira su sé stessa e si muove intorno al Sole. Se invece che la Terra, considerassimo fermo il Sole, i movimenti della nostra automobile lungo la strada risulterebbero più complessi, ma non per questo errati. In altri termini, il sistema eliocentrico non deve essere ritenuto più preciso di quello geocentrico, ma solo più comodo; pertanto, il voler ritenere la Terra fissa al centro dell’Universo non è in sé un errore né una scelta che possa portare a risultati inesatti.

I pianeti, visti dalla Terra, sembrano muoversi seguendo traiettorie contorte mentre in realtà girano intorno al Sole in maniera molto lineare. Ciascuno di questi pianeti segue una propria particolare rotta attraverso le costellazioni dello zodiaco: i Sumeri li vedevano come pecore erranti che si erano allontanate dal gregge. Oltre al moto da ovest ad est, comune a Sole e Luna, ciascun pianeta manifesta anche un moto retrogrado cioè, ad un certo punto del suo cammino, sembra rallentare, fermarsi e tornare indietro, per riprendere, dopo un po’ di tempo, il normale moto verso est.

Il moto retrogrado è facilmente spiegabile qualora si tenga presente che in realtà tutti i pianeti, compresa la Terra, girano intorno al Sole, però a velocità diversa: più velocemente quelli vicini al Sole, più lentamente quelli lontani. Così, quando ad esempio la Terra sorpassa Marte, che girando su un’orbita più esterna è più lento del nostro pianeta, avviene quello che si nota in autostrada quando l’auto su cui si viaggia sorpassa una che procede a velocità ridotta: quest’ultima sembra andare indietro rispetto allo sfondo più distante del paesaggio.

Se quindi il sistema di riferimento non è un problema così determinante come potrebbe sembrare ad un occhio poco esperto, altri sono i motivi di contrasto fra astronomia e astrologia e primi fra tutti il numero, le dimensioni e la posizione delle costellazioni rispetto ai segni zodiacali.

Abbiamo già accennato al fatto che il numero delle costellazioni presenti sulla fascia dello zodiaco è in realtà di 13 e non di 12. Fra lo Scorpione e il Sagittario, si inserisce infatti la costellazione di Ofiuco (o del Serpentario). Si tratta di una costellazione (fra l’altro molto estesa) che il Sole attraversa nel mese di dicembre e che l’astrologia non prende in considerazione.

Ad estendere ulteriormente la problematica, intervengono le dimensioni delle costellazioni stesse. Secondo la razionale suddivisione moderna, le costellazioni hanno dimensioni molto diverse e perciò il Sole in alcune di esse resta per un tempo più lungo che in altre, mentre i segni zodiacali hanno tutti la stessa estensione di 30° e pertanto il Sole, in questo caso, impiega tempi pressoché uguali per attraversarli. Si è detto pressoché e non esattamente uguali perché la Terra non percorre un’orbita circolare che la farebbe viaggiare a velocità costante, ma ellittica e quindi gira intorno al Sole a velocità diversa a seconda del punto dell’orbita su cui si trova. Per effetto di questa velocità variabile della Terra, il movimento apparente del Sole lungo l’eclittica avviene anch’esso a velocità variabile.

Vi è inoltre il problema legato alla precessione degli equinozi che ha avuto come conseguenza lo spostamento dei segni rispetto alle costellazioni. In ogni determinato momento dell’anno, se il cielo non fosse illuminato proprio dalla presenza del Sole, noi vedremmo quest’ultimo proiettato contro una determinata costellazione. Questa costellazione – dicevamo – quando il Sole vi è dentro, non è visibile, ma sei mesi più tardi essa si trova esattamente dalla parte opposta del cielo e quindi la si può osservare di notte. Le costellazioni che appaiono così evidenti nelle notti invernali (ad esempio il Toro con il suo “occhio sanguigno” e le due brillanti stelle dei Gemelli) sono proprio quelle nelle quali il Sole appare proiettarsi in estate.

Tuttavia l’astrologia non fa riferimento a queste costellazioni reali, ma a quelle, per così dire virtuali, dette segni, tutte quante di uguale ampiezza, che si trovano spostate rispetto a quelle osservabili in cielo a causa della precessione degli equinozi. La cosa interessante è che mentre gli astrologi occidentali per le loro predizioni si appellano ai segni, quelli orientali preferiscono rivolgersi alle costellazioni. Questo vuol dire che alla stessa zona del cielo vengono dati significati diversi e spesso contraddittori dalle due culture.

Occorre inoltre osservare che le costellazioni rappresentano gruppi di stelle che sembrano stare vicine le une alle altre solo per un effetto di prospettiva ma che in realtà stanno fra loro a distanze molto diverse, e a volte anche notevoli, tanto da non risentire di alcun richiamo gravitazionale. Esse inoltre hanno nomi di animali e di oggetti che sono frutto esclusivo della fantasia dell’uomo: in cielo non esistono Carri, Tori o Vergini. Inoltre in mitologie diverse dalla nostra, ad esempio in quella cinese o in quella precolombiana, gli stessi raggruppamenti di stelle evocarono alla mente di quelle popolazioni altre associazioni di immagini: cosa che dovrebbe influenzare in modo diverso – rispetto al nostro – l’avvenire di una persona.

Altro motivo di discordia con le scoperte scientifiche riguarda il numero dei pianeti. L’ astrologia classica non conosceva i pianeti telescopici Urano, Nettuno e Plutone (l’ultimo dei quali fu scoperto solo nel 1930). Per la moderna astrologia nasce così un problema fondamentale: bisogna tener conto dei nuovi pianeti in una ricerca retrospettiva? Ad esempio l’oroscopo di una persona di ottant’anni, nata quindi nel 1924, contiene Plutone o no? Certo è che l’oroscopo che le è stato fatto quando è nata non prevedeva l’influsso di Plutone che tuttavia era in cielo come lo è oggi. La cosa interessante è che molti astrologi orientali non prendono in considerazione l’esistenza dei tre pianeti più esterni al sistema solare nemmeno quando fanno l’oroscopo di un bambino nato ai giorni nostri. Questo significa che se gli astrologi di cultura occidentale hanno ragione nel fornire certe particolari interpretazioni, quelli orientali hanno torto. Entrambi tuttavia dichiarano di avere grande successo.

Che dire infine delle persone nate a nord del circolo polare artico dove i pianeti per lunghi periodi dell’anno stanno tutti sotto l’orizzonte? Gli abitanti di quelle terre fredde non sarebbero quindi influenzati da questi astri? Se ciò fosse vero una parte, seppur piccola, dell’umanità sarebbe esclusa dalle attitudini particolari dispensate dai pianeti. Marte ad esempio predispone alle abilità sportive, ma se questo pianeta compare in cielo solo raramente come si spiega la presenza in quelle zone di eccellenti sciatori e di sportivi che si distinguono anche in altre discipline? I campioni nascono solo in alcuni periodi dell’anno e non in altri?

 

LE RAGIONI (TUTTE CONTESTABILI) DEGLI ASTROLOGI

Gli astrologi sostengono che nell’arte (così spesso viene definita la pratica astrologica) da loro esercitata, debbano essere presenti dei valori positivi perché si tratta di un’attività operante fin dall’inizio della civiltà e in ogni luogo della Terra. A ciò i critici ribattono che non è sufficiente che una qualsiasi attività sia conosciuta e messa in atto da tutti i popoli della Terra e in tutte le età perché contenga aspetti positivi: anche la superstizione, la guerra e la schiavitù costituiscono un antico retaggio dell’umanità e tuttavia queste pratiche non hanno in sé nulla di positivo.

Gli astrologi insistono affermando che, avendo una tradizione tanto lontana nel tempo, l’astrologia debba necessariamente essere portatrice di verità universali. Ma anche le religioni – si fa notare – hanno storie molto antiche e tuttavia ognuna di esse ha proprie verità diverse dalle verità esibite da tutte le altre. Il fatto poi che in tutte le culture si sia praticata l’astrologia non è in sé garanzia di verità. Vi può essere infatti una credenza universale in qualche cosa di falso, come avveniva quando praticamente tutti gli abitanti della Terra credevano che il pianeta su cui poggiavano i piedi fosse piatto e fermo al centro dell’Universo.

Nemmeno la circostanza che molti scienziati del passato seguissero determinate dottrine e pratiche esoteriche può essere motivo sufficiente per dare una patente di attendibilità a quelle esperienze. Newton era studioso di alchimia, Keplero faceva oroscopi (a pagamento), il naturalista Alfred Russel Wallace, l’ideatore della teoria evoluzionistica assieme a Darwin, credeva nello spiritismo e William Crookes, l’inventore del tubo catodico, era convinto dell’esistenza dei fantasmi. Ma cosa vuol dire? Il fatto che uno scienziato presti fede ad una certa dottrina o religione non significa che quella dottrina o religione debba essere vera. Per ogni eminente scienziato fautore di una certa convinzione se ne può trovare un altro contrario. Antonino Zichichi, ad esempio, fisico famoso in tutto il mondo, ritiene che il secondo millennio si sia concluso alla fine del 1999 (sull’argomento egli ha scritto anche un libro), ma molti altri scienziati (e non solo loro) ritengono che l’affermazione del collega sia falsa.

Qualcuno di questi singolari personaggi sostiene anche che l’astrologia sia una vera e propria scienza basata su secoli di osservazioni compiute da antichi studiosi. Per analizzare questa affermazione bisognerebbe prima stabilire cosa si intenda per scienza. La definizione di questa attività del pensiero data da un astronomo sarà sicuramente molto diversa da quella fornita da un astrologo. Non basta infatti osservare i fenomeni naturali per fare della buona scienza. Il metodo scientifico moderno procede infatti attraverso una serie di tappe che comprendono la sperimentazione, l’identificazione di leggi naturali, l’organizzazione di queste leggi all’interno di teorie di carattere generale e infine la verifica delle capacità di previsione delle teorie stesse. Di tutto ciò non è traccia nel metodo con cui gli astrologi sviluppano la loro “scienza”.

Gli astrologi non si danno per vinti e fanno notare che, come il Sole e la Luna esercitano un influsso sul nostro pianeta in modo tanto evidente, altrettanto potrebbero fare sulle vicende umane. Ora è vero che la radiazione solare consente la vita sulla Terra (ma questo non lo dicono solo gli astrologi) e che senza di essa il nostro pianeta sarebbe un corpo morto ed è vero anche che la Luna, con la sua forza gravitazionale, solleva il mare determinando il fenomeno delle maree. Questo tuttavia non significa che Sole e Luna debbano influenzare il carattere e il destino dell’uomo e ancor meno che lo possano fare i pianeti e le stelle.

La scienza è consapevole che dallo spazio piovono sulla Terra radiazioni di ogni genere, alcune visibili come la luce e altre invisibili come i raggi cosmici, le onde radio e le radiazioni ultraviolette. Tutte queste emissioni di energia influiscono sui corpi materiali a volte producendo conseguenze anche gravi sugli organismi viventi: un eccesso di raggi ultravioletti ad esempio può provocare il cancro. Ma quello che non si capisce è il motivo per il quale queste radiazioni dovrebbero influire sugli affari o sulla vita amorosa di una persona.

Lo scienziato si rende perfettamente conto di non conoscere tutte le leggi di natura e di non essere in grado di comprendere fino in fondo i segreti che la natura stessa nasconde al suo interno: ciò tuttavia non lo autorizza a sostenere che, poiché la conoscenza del mondo è limitata e incompleta, “tutto può essere” e “qualsiasi cosa può accadere”. Proprio perché siano evitate affermazioni tanto generiche e insensate, la scienza si è posta dei limiti e si è data delle regole. Si è deciso ad esempio che all’interno del metodo scientifico della ricerca abbiano validità solo quelle affermazioni che possono essere controllate e verificate per mezzo di esperimenti i quali devono poter essere condotti da chiunque lo desideri e senza dover fare ricorso ad abilità particolari che solo pochi possiedono.

La scienza inoltre, a differenza di altre discipline, non ci è stata tramandata bella e pronta così come oggi la conosciamo ma è frutto di studio e di ricerca. Essa si è sviluppata gradualmente e ancora oggi, nonostante gli enormi progressi, è ben lungi dall’essere completa: perfezionamenti, modifiche e aggiunte sono tuttora in corso e molte delle nuove conoscenze, qualora non dovessero superare la prova della verifica sperimentale, saranno scartate.

Gli astrologi invece accettano ogni cosa acriticamente e piuttosto che rifiutare quelle credenze astrologiche che si rivelano incompatibili con la realtà, le aggiungono alle altre fino a creare una vastissima quantità di regole molto spesso in contraddizione fra loro. Questo atteggiamento fa venire alla mente il travaglio cui fu sottoposto il modello geocentrico di Universo quando, per giustificare alcune nuove osservazioni, si era costretti ad aggiungervi ulteriori circoli e ingranaggi. Il modello divenne talmente complicato e farraginoso da convincere gli astronomi che non poteva essere vero e infatti fu scartato e sostituito con uno molto più semplice e lineare.

A conferma dell’incoerenza e della superficialità che contraddistingue questi bizzarri personaggi citiamo una vicenda accaduta alcuni anni fa. Ad una decina di astrologi, invitati ad una trasmissione televisiva, fu chiesto di fare una previsione, utilizzando i dati astrologici in loro possesso, sul futuro di un noto presentatore che da poco si era sposato. Tutti questi maghi avevano previsto nel futuro del personaggio televisivo grande successo, la conduzione a breve di un importante programma e altre cose molto generiche, ma alcuni di loro avevano previsto anche la nascita di un figlio entro l’anno o al più tardi entro l’inizio di quello successivo. Ora, indovinare che una persona appena sposata possa avere un figlio entro breve termine è una previsione che non dovrebbe essere molto difficile, né particolarmente impegnativa, ma tre di loro si sono voluti spingere oltre sbilanciandosi sul sesso del bambino e allora in due hanno previsto l’arrivo di un maschietto e il terzo di una femminuccia. Non sappiamo come sia andato a finire il matrimonio del noto presentatore né se abbia effettivamente avuto un figlio ma anche senza aspettare gli eventi fin da subito, si poteva dire che almeno uno degli astrologi si era sbagliato sul sesso del nascituro.

In modo analogo si comportano chiromanti e veggenti i quali si distinguono dagli astrologi perché anziché riferirsi alla disposizione degli astri in cielo lavorano direttamente sul cliente. Alcune truffe sono state smascherate di recente dalla trasmissione satirica “Striscia la notizia” la quale ha mostrato che questi maghi indovinano solamente quello che la persona interessata dice loro: se una persona li informa che il marito è morto, loro parlano con il morto, se confessano di avere un tumore loro parlano del tumore e così via per tutte le altre informazioni che ricevono dall’interessato, più o meno inconsapevolmente, prima e durante il colloquio.

Alcuni di questi personaggi sono dei veri e propri ciarlatani che sanno benissimo di mentire, altri forse sono degli illusi che credono davvero di avere dei poteri particolari. In tutti i casi si tratta di individui molto abili nel cogliere le reazioni involontarie del loro cliente, reazioni che si manifestano attraverso espressioni del viso o contrazioni dei muscoli del corpo. È il cliente stesso in altre parole a guidare il veggente il quale ha successo perché è un attento osservatore, un bravo psicologo ed un abile affabulatore.

 

LE RAGIONI (TUTTE RIGOROSE) DEGLI SCETTICI

Vediamo ora quali sono le ragioni contrarie alle profezie degli astrologi addotte dagli scettici. Innanzitutto essi osservano che molto spesso sono proprio i fatti che smentiscono le previsioni azzardate da questi personaggi con grande disinvoltura e sicumera. Sarebbe troppo facile e anche inutile fare un elenco degli abbagli che hanno folgorato gli indovini in ogni tempo, così come sarebbe facile fare l’inventario di tutti gli eventi importanti e di interesse mondiale che non sono stati previsti da nessuno di loro. La caduta del muro di Berlino, la morte di lady D, l’abbattimento delle torri gemelle di New York, il crack della Parmalat sono fatti che nessun astrologo aveva previsto. Le migliori previsioni spesso sono state fatte dopo che l’evento era accaduto; d’altra parte anche il fisico danese Niels Bohr (noto per le sue ricerche sulla struttura atomica) diceva che “le previsioni sono molto difficili, specialmente quelle che riguardano il futuro”.

L’insuccesso delle predizioni è però solo l’aspetto più immediato ed evidente della non scientificità dell’astrologia. In genere accade esattamente l’opposto: le previsioni sono talmente vaghe e imprecise, generiche e ambigue da potersi adattare a qualsiasi evento. Inoltre, essendo spesso contraddittori i pronostici emessi da diversi astrologi sulla base dello stesso oroscopo, è evidente che la probabilità che un certo evento si verifichi non è superiore a quella degli eventi puramente casuali: c’è sempre qualcuno che pronostica il nome della squadra che vincerà il campionato, ma per indovinare il nome del vincitore del torneo di calcio non occorre essere maghi.

Questi personaggi parlano di influssi astrologici senza chiarire di cosa si tratti. La scienza conosce effettivamente quattro tipi di influssi che si esercitano fra le entità materiali: essa li chiama interazioni (o forze). Due di queste interazioni agiscono all’interno dei nuclei atomici e prendono il nome di interazione nucleare debole e interazione nucleare forte. Le altre due sono la gravitazionale e l’elettromagnetica.

La forza gravitazionale è quella che attrae i corpi materiali e quindi ad esempio impedisce al sistema solare di disgregarsi, ci tiene incollati al suolo e consente alla Luna di creare le maree. L’effetto di attrazione gravitazionale dei pianeti sulla Terra è invece insignificante a causa della loro massa relativamente piccola e soprattutto dell’enorme distanza a cui si trovano: la forza gravitazionale va infatti diminuendo di intensità con il quadrato della distanza. Ad esempio Saturno, che si trova 20 volte più lontano di Marte, attira a sé gli oggetti che stanno sulla Terra con una forza che è 400 volte minore di quella già debolissima esercitata dal pianeta rosso. Inoltre lo stesso pianeta, ad esempio proprio Marte, può trovarsi dalla stessa parte in cui si trova la Terra rispetto al Sole o dalla parte opposta: in quest’ultimo caso la sua attrazione diminuisce di 25 volte rispetto alla situazione più favorevole, ma per gli astrologi i pianeti agiscono sempre con ugual forza sia che si trovino vicino sia che si trovino lontano dalla Terra.

Se effettivamente esistesse un qualsiasi effetto dell’attrazione gravitazionale su di un bambino al momento della nascita, i fisici hanno calcolato che quella della levatrice o del medico che gli sta vicino sarebbe sicuramente maggiore rispetto alla forza esercitata da Marte o da qualsiasi altro corpo celeste. Se poi esistesse un influsso di tipo elettromagnetico quello delle lampade accese in sala parto sarebbe ancora una volta di gran lunga maggiore dell’energia prodotta dal Sole e dalle altre stelle.

Gli astrologi affermano che potrebbero esistere anche altre interazioni che noi non conosciamo. Certamente, le interazioni potrebbero essere cinque, sei, sette o addirittura mille, ma dove sono? Come si può fare per osservarle? Dal punto di vista della scienza (e non solo) se una cosa non può essere osservata e non può in qualche modo mostrare i suoi effetti, non ha senso parlarne. Uno può anche dire che le Dolomiti siano fatte di diamanti, ma che senso ha un’affermazione del genere se tutti vedono che quelle montagne sono fatte di roccia comune? Certo è che se una persona insistesse nel dire che lui vede le Dolomiti tempestate di diamanti non ci sarebbe modo di smentirla, ma che valore può avere una affermazione tanto strampalata?

Inoltre se l’influsso di tipo astrologico invocato da questi personaggi non fosse di natura fisica, dovrebbe trattarsi di qualche cosa di assai strano che costringerebbe gli scienziati a modificare radicalmente i modelli e le teorie di cui fanno uso per descrivere i fenomeni naturali. Questo ipotetico influsso, evidentemente, non dovrebbe dipendere da alcuna caratteristica nota degli oggetti materiali, ma allora, se così fosse, dove andrebbe a finire la tanto sbandierata “scientificità” dell’astrologia?

Quando gli astrologi parlano degli influssi che agirebbero sulle persone, non si rendono conto di apparire ridicoli. Per loro le persone “solari” sono quelle che avrebbero i favori del Sole mentre quelle lunatiche sarebbero indotte ad un comportamento volubile dalla presenza della Luna nel loro segno; Marte, come abbiamo detto, predisporrebbe ad attività marziali quindi ad esempio allo sport o alla vita militare, mentre Giove ovviamente comunicherebbe giovialità e quindi favorirebbe una carriera in campo artistico. Appare infine inutile segnalare a quale attività inclinerebbe Venere.

Una prova inconfutabile contro l’astrologia è offerta dagli oroscopi dei gemelli. I gemelli, come si sa, possono essere monovulari o biovulari: i primi hanno caratteri fisici pressoché identici mentre i secondi possono essere anche molto diversi fra loro ad iniziare dal sesso. Ebbene l’astrologia non è in grado di distinguere, né potrebbe farlo, nella compilazione dell’oroscopo fra i due casi trattandosi di persone nate nello stesso luogo e nello stesso tempo. Essa inoltre non riesce a spiegare come mai i gemelli possano avere a volte destini tanto diversi. È capitato ad esempio che uno dei due sia morto in giovane età a causa di un incidente, per esempio investito da un’auto, mentre l’altro sia giunto ad una serena vecchiaia.

A lungo si è discusso anche, fra gli addetti ai lavori, se fosse più opportuno riferirsi alla data del concepimento piuttosto che a quella del parto. Alla fine gli astrologi (ma non tutti) hanno convenuto che, per comporre le loro previsioni, debba essere impiegato il momento della nascita e non quello del concepimento in quanto, con la nascita – essi dicono – si avvia la vita autonoma del bambino che in precedenza era strettamente legata all’esistenza della madre: una visione piuttosto elementare di un processo evolutivo che oggi sappiamo iniziare con l’unione dello spermatozoo all’ovulo.

Quello che convince il grande pubblico è l’analisi retrospettiva degli oroscopi natali: per esempio i nati sotto il segno del Leone si distinguono per un certo senso di superiorità, si sentono invincibili e fieri e cercano spesso di primeggiare. Una lista di nomi famosi, nati sotto questo segno, sarebbe la prova di questa asserzione. Fra i tanti nomi si possono annoverare quelli di Napoleone Buonaparte, Benito Mussolini, Camillo Benso conte di Cavour e Salvatore Quasimodo. Una persona nata sotto questo segno dovrebbe sentirsi lusingata di essere accostata a personaggi tanto importanti e di successo, ma se si riflette sulla fine ingloriosa di taluni, e soprattutto sul fatto che si potrebbe fare una lista altrettanto completa di uomini di successo nati sotto un qualsiasi altro segno, gli entusiasmi iniziali si smorzano.

 

CONCLUSIONI

La scienza ha dimostrato, attraverso prove incontrovertibili, che l’astrologia non ha alcun fondamento scientifico: il nostro futuro risiede in noi stessi e non negli astri.

Ora, se la ricerca fondata su basi scientifiche ha stabilito che il nostro carattere e la nostra personalità sono frutto della mescolanza di fattori ereditari, culturali e sociali, che peso potrebbe avere sulla natura e sul modo di essere di ciascuno di noi un piccolo influsso di tipo astrologico, anche qualora questo labile effetto aggiuntivo realmente ci fosse? Inoltre, se è vero come sembra, che la maggior parte delle persone è convinta che l’astrologia abbia scarsa validità e che le cose dette dagli astrologi siano tutte sciocchezze, come mai questa antica forma di conoscenza priva di riscontri oggettivi ha ancora tanti seguaci anche fra persone intelligenti e dotate di buon senso? Possiamo azzardare una risposta.

Innanzitutto bisogna osservare che l’astrologia si presenta come una scienza vera e propria e la scienza, nell’immaginario collettivo, è una di quelle attività del pensiero che dà maggiori garanzie di serietà e imparzialità. Essa inoltre usa termini come “trigono” o “Imum coeli” dal suono e dal significato altisonante e un po’ misterioso che potrebbero assomigliare a quelli in uso nel mondo scientifico. Inoltre, per darsi un tono di rigore e precisione, indispensabile in qualsiasi attività di natura scientifica, l’astrologia fa largo uso della matematica ed esige la massima meticolosità e precisione nella presentazione dei dati necessari alla compilazione dell’oroscopo. L’astrologo in genere non si accontenta semplicemente della data e del luogo di nascita del suo cliente, ma pretende un certificato anagrafico (o meglio ancora un estratto dell’atto di nascita) da cui risultino ben chiari l’ora, il giorno, il mese, l’anno e il luogo di nascita, e possibilmente anche il minuto e la via della città. In aggiunta a ciò egli utilizza il computer e tutte le più moderne e sofisticate tecniche di calcolo che applica su dati estratti da tabelle ufficiali fornite da istituti scientifici di ricerca. In realtà, come abbiamo detto, nessuno mette in discussione il valore dei calcoli in questione e la precisione con cui detti calcoli vengono effettuati: ciò che non convince è il commento che accompagna il grafico così ottenuto.

Gli astrologi si difendono dall’accusa di praticare una pseudoscienza che fornisce interpretazioni del tutto arbitrarie che non possono in alcun modo essere sottoposte a verifica sperimentale sostenendo che, in fondo, l’astrologia non manca di efficacia e che spesso le loro previsioni sono esatte. In realtà l’astrologia non è affidabile e nessuna relazione è stata mai riscontrata tra la posizione degli astri al momento della nascita e le caratteristiche individuali o la tendenza del soggetto a seguire determinate carriere. Al contrario, è stato provato, con accurate analisi statistiche, che le probabilità che un evento previsto astrologicamente si verifichi concretamente non è superiore a quello degli eventi puramente casuali. Eppure gli astrologi sono sempre lì a vantarsi dei loro successi.

Quasi tutte le sere si affaccia in televisione una maga che passa il tempo a dire sciocchezze e banalità di ogni genere che tendono all’autocompiacimento di sé stessa. Non è fuor di luogo chiedersi quanto spenda questo personaggio per occupare per lunghe ore lo spazio televisivo di una TV privata e quanto guadagni grazie alla pubblicità ottenuta illudendo la povera gente. Quanto paga di tasse?

Come tutti sanno, qualsiasi cosa si cerchi di indovinare a caso, all’interno di una moltitudine di eventi possibili, esiste sempre una possibilità, per quanto remota, che quella condizione effettivamente si verifichi. È difficile indovinare un terno secco al lotto e tuttavia vi sono persone che vincono i terni e anche il superenalotto. Ma evidentemente la stragrande maggioranza dei giocatori non vince niente come la maggioranza delle previsioni astrologiche sono smentite dai fatti. Tuttavia gli astrologi non parlano mai delle perdite, mostrano sempre e solo la schedina vincente.

Non possiamo esimerci dal denunciare che una grande fetta di responsabilità sulla diffusione delle pratiche astrologiche è a carico dei mass-media. Gli organi di informazione, in generale, prendono troppo sul serio l’astrologia pubblicando giornalmente l’oroscopo come se si trattasse di una informazione di pubblica utilità. Delle centinaia di testate giornalistiche che ogni giorno si trovano in edicola solo pochissime (e fra queste per fortuna alcune di quelle a maggiore diffusione come ad esempio il “Corriere della sera”) non pubblicano l’oroscopo. È chiaro che molte persone pensano che i mezzi di informazione (compresa TV e radio) non conterrebbero gli oroscopi se in essi non vi fosse un fondo di verità.

Di recente (7 gennaio 2004) l’UAI (Unione Astrofili Italiani) ha inviato alla stampa una lettera aperta sull’eccessiva diffusione dell’astrologia nei mezzi d’informazione al fine di frenare il dilagare degli oroscopi sui giornali e alla TV. La cosa singolare è che alcuni giornali hanno aderito all’iniziativa pur continuando a pubblicare gli oroscopi esattamente come facevano prima. D’altra parte gli stessi astrologi sono d’accordo nel dire che gli oroscopi che compaiono sulla carta stampata o che vengono letti alla radio e in TV sono falsi. Ma allora ci si chiede: chi li fa questi oroscopi?

Le televisioni poi concedono largo spazio agli astrologi che pubblicizzano liberamente i loro “prodotti” in evidente violazione delle leggi a tutela dei consumatori. Queste leggi, come è noto, puniscono la pubblicità ingannevole e sleale: perché l’autorità non interviene in questi casi? Alcuni talk-show televisivi hanno spesso tra i loro ospiti gli astrologi, ai quali viene dato credito e dignità anche superiore a quella che viene normalmente riservata agli scienziati, le cui affermazioni vengono spesso accolte dagli interlocutori con meraviglia, incredulità e malcelati sorrisi d’indulgenza, mentre gli astrologi, in genere, sono ascoltati con molta attenzione e serietà, essendo ad essi riservati un gradimento e una fiducia come se stessero rivelando chissà quali verità.

Il successo dell’astrologia sta nel fatto che le affermazioni degli astrologi in generale sono vaghe e imprecise, generiche e ambigue tanto da potersi adattare a qualsiasi persona e a qualsiasi circostanza. Quante volte si sono lette o sentite fare da questi personaggi affermazioni del tipo: “Siete uno spirito libero e sensibile”; ora, chi di noi non si sente uno spirito libero? Oppure “Chiedete di più a voi stessi” un avvertimento che più che una previsione sembra un consiglio.

Infine vi è ancora da fare un’ultima riflessione di carattere generale. È sotto gli occhi di tutti che le scoperte scientifiche hanno consentito in questi ultimi tempi di far compiere all’umanità un salto nella qualità della vita come mai si era verificato in passato, tuttavia la scienza non riesce a coprire tutto lo spettro delle esigenze umane. Vi sono aspetti spirituali e problemi umani e familiari che si affacciano quotidianamente sulla scena e che la scienza non è in grado di risolvere. Ebbene, proprio là dove la scienza tace invadono il campo l’astrologia e altre simili credenze. Nel terzo millennio ormai avviato vi è ancora qualcuno che si ostina a leggere gli oroscopi e a lasciarsi suggestionare da essi. Se questo fosse solo un gioco non ci sarebbe niente di male, ma molti pensano che la risposta alle domande su di sé e sul proprio futuro si trovi fra gli astri: è un tipico esempio di imbroglio di sé stessi in perfetta buona fede.

Guardando quindi l’astrologia anche dalla parte del produttore oltre che da quella del consumatore, si viene a scoprire che si tratta di un mestiere facile da praticare e per il quale non servono titoli accademici né studi troppo impegnativi. All’astrologo è sufficiente un atteggiamento impeccabile e un eloquio disinvolto e veloce attraverso il quale egli possa dare l’impressione al suo cliente di essere sicuro dell’informazione che gli sta fornendo. Egli inoltre espone (ma in realtà tiene nascoste) le sue pratiche divinatorie in una atmosfera adatta a catturare l’attenzione e la fiducia dell’interlocutore.

Concludiamo con un’amara considerazione. Se non fosse tanto diffuso l’analfabetismo scientifico nessuno si rivolgerebbe alle stelle con l’illusione di ricevere da esse un aiuto per risolvere i propri problemi e gli astrologi non farebbero guadagni enormi. Si mediti sul fatto che mentre gli scienziati non guadagnano un euro in più se aumenta il numero di coloro che “credono” nella fisica, nell’astronomia o in qualsiasi altra disciplina scientifica, gli astrologi, e i maghi in genere, guadagnano cifre proporzionali al numero di coloro che confidano nei loro “straordinari” poteri.

Prof. Antonio Vecchia

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  1. Benny

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