La stella di Natale

Il 25 dicembre si festeggia la nascita di Gesù e in quella occasione in molte case si allestisce il Presepe in cui, assieme al fanciullino sistemato nella mangiatoia con a fianco il bue e l’asinello, si possono notare i genitori e tanti altri personaggi che si immagina fossero presenti all’evento. Non manca nemmeno la cometa, l’astro che guidò i re Magi alla grotta di Betlemme in cui era nato il Figlio di Dio.

Siamo sicuri che fu proprio una cometa a guidare i re Magi? Ma soprattutto siamo sicuri della data di nascita del Figlio di Dio? Dei quattro Vangeli uno solo, quello di Matteo, accenna ad un astro speciale che sarebbe comparso nel cielo notturno al tempo della nascita di Gesù. In quel Vangelo si legge infatti: Quando nacque Gesù a Betlemme, in Giudea, al tempo del re Erode, ecco giunsero a Gerusalemme dall’oriente dei magi i quali chiedevano: Dov’è il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo”.

Secondo Matteo, il re dei Giudei sarebbe nato durante i giorni di Erode il Grande, l’odiato tiranno che riusciva a mantenere il potere e la sovranità sul popolo soltanto attraverso brutali persecuzioni. Egli morì vecchio e lebbroso nel 4 a.C., e ciò è documentato storicamente. Quindi, se dovessimo dare credito a quanto è riportato nel Vangelo di Matteo, Cristo sarebbe venuto al mondo alcuni anni prima della data che ufficialmente è stata stabilita per la sua nascita.

Secondo alcuni teologi, la stella di Betlemme sarebbe un fenomeno allegorico non basato su di un reale avvenimento celeste. Se così non fosse, se cioè davvero un astro non comune fosse apparso in cielo richiamando l’attenzione dei Magi, come mai quell’astro non fu visto da Erode, dai saggi della sua corte e dallo stesso popolo d’Israele? E come mai solo Matteo ne parla mentre gli altri tre Evangelisti trascurano di valorizzare un avvenimento celeste tanto straordinario, che fra l’altro era stato anche annunciato attraverso alcuni versetti profetici dell’Antico Testamento? Inoltre bisogna tenere presente che, per l’uomo di fede, il valore dei Vangeli non risiede nella attendibilità storica o scientifica dei fatti che vi sono narrati e quindi, per il credente, non avrebbe senso alcuno chiedere agli scienziati di fare chiarezza su quell’astro misterioso che comparve nel momento in cui nasceva Cristo.

Tuttavia, a prescindere da ciò, immaginiamo che la stella vista dai Magi sia veramente esistita. Per capire però cosa effettivamente sarebbe potuto accadere in cielo in quella circostanza è indispensabile prima di tutto fissare la data della nascita del Signore.

 

GIORNO, MESE ED ANNO IN CUI NACQUE GESÙ

Come è noto, non ci sono documenti storici che consentano una datazione precisa della Natività di Gesù. Per quanto riguarda il giorno sappiamo che il 25 dicembre si celebrava la festa pagana detta del “Sol Invictus“ (cioè del Sole invincibile). Quella festa si svolgeva nel giorno del solstizio d’inverno (che a quel tempo cadeva il 25 e non il 21 dicembre come è attualmente) in cui il Sole, sceso al punto più basso sull’orizzonte, non si lasciava sopraffare e “risorgeva” riprendendo la salita in cielo verso punti sempre più alti. Ciò significava che la brutta stagione era finita, la primavera sarebbe tornata e con essa sarebbe rinata la vita nei campi. La Chiesa quindi trasformò una festa pagana allegra e molto amata dalla gente, in una festa sacra. Il nome venne mutato in “Natale” e, da festa dedicata alla nascita del Sole, si trasformò in festa per la nascita del Figlio. In inglese è più evidente il gioco di parole in quanto Sole è Sun e Figlio è Son.

Veniamo ora all’anno della nascita. Come è risaputo, esso è stato fissato al 573 dalla fondazione di Roma (ab Urbe condita, come si diceva a quel tempo) da Dionigi il Piccolo, monaco sciita vissuto nel VI secolo. Dionigi in verità fu incaricato da papa Giovanni I di individuare delle regole facili e comprensibili da tutti per calcolare la data della Pasqua, però egli andò oltre i compiti che gli vennero assegnati fino a pervenire ad una vera e propria riforma del calendario. Stabilito quindi l’anno della nascita di Cristo, il monaco chiamò anno Domini 1 l’anno seguente a quello della nascita cioè il 754 dalla fondazione di Roma e decise che l’anno iniziasse con il 25 di marzo (equinozio di primavera), corrispondente al giorno del concepimento del Figlio di Dio, e non più al 1° gennaio, come aveva disposto Giulio Cesare nel suo calendario.

E’ opportuno precisare che oggi noi avremmo definito quello della nascita di Cristo “anno zero”, ma a quel tempo lo zero era ancora sconosciuto in Occidente dove arriverà solo qualche secolo più tardi e pertanto l’anno della nascita di Cristo fu chiamato dagli storici “anno 1 avanti Cristo”.

L’anno calcolato da Dionigi per la nascita di Gesù è quindi sicuramente sbagliato per eccesso di almeno tre anni. Vi sono due riferimenti a fatti storici che ci suggeriscono di fissare un limite superiore ed uno inferiore per l’anno di questo evento fondamentale per la storia dell’umanità. Il primo fu il censimento indetto da Cesare Augusto che è stato posto fra l’8 e il 6 a.C. e il secondo sarebbe rappresentato dalla morte di Erode che, stando ai Vangeli, avvenne dopo la nascita di Cristo, e precisamente nella primavera del 4 a.C.

Nel Nuovo Testamento si legge che Giuseppe di Nazareth e Maria si erano recati nella piccola città di Betlemme in Giudea per adempiere all’editto con cui l’Imperatore Augusto aveva disposto un censimento della popolazione. Maria avrebbe dato alla luce Gesù durante il soggiorno in questa città al crescere della Luna. Se sono validi questi riferimenti, la nascita di Gesù dovrebbe essere collocata tra l’8 a.C. e la primavera del 4 a.C. con una preferenza per le date più antiche, cioè il 7 o il 6 a.C. Ciò si accorderebbe bene anche con la decisione che prese Erode di fare uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme dall’età di due anni in giù secondo il tempo del quale si era informato dai Magi. Il tempo è quello della prima apparizione della stella.

Ma chi erano i Magi? Certo non maghi (anche se il termine di “magia” deriva dal nome che il Vangelo assegna a questi personaggi venuti da Oriente). Non erano nemmeno re (il Vangelo non menziona né il numero “tre”, né la parola “re”). Dovevano essere sicuramente persone di riguardo altrimenti, giunti a Gerusalemme, non sarebbero stati ammessi alla presenza di Erode. Forse erano sacerdoti provenienti da Babilonia, una regione in cui da lungo tempo la conoscenza del cielo aveva raggiunto altissimi livelli. I babilonesi non conoscevano la reale natura dei corpi celesti (il merito di aver compreso che gli astri sono corpi appartenenti al mondo fisico va riconosciuto agli antichi greci): essi erano però in grado di interpretare con estrema precisione i movimenti di quelli che ritenevano essere personaggi ultraterreni, ossia divinità nel vero senso della parola.

I Magi portarono in dono a Gesù Bambino oro, incenso e mirra e ciò fa pensare che fossero in tre, come vuole fra l’altro anche la tradizione iconografica. Certo è comodo pensarlo anche perché ciò riflette il concetto cristiano della Trinità. La loro eterogeneità (uno anziano bianco, uno giovane nero ed uno orientale di mezza età) rafforza il concetto di adesione dell’umanità intera alla sovranità di Cristo.

 

COMETA, METEORITE O UN ALTRO CORPO CELESTE?

Cosa è successo nel cielo in coincidenza con la nascita di Cristo tale da indurre i Magi ad affrontare un viaggio lungo e faticoso che durò alcuni mesi? In molte raffigurazioni la stella apparsa in quella circostanza è rappresentata come un astro cometario. Per esempio Giotto, il quale tre anni prima aveva osservato di persona la cometa di Halley, nel 1304 la rappresentò come stella di Betlemme sulla grotta di Gesù in un affresco che si trova nella cappella degli Scrovegni a Padova.

La cometa è sempre presente nei Presepi, ma la stella di Betlemme quasi sicuramente non fu una cometa. L’apparizione di una cometa è un evento piuttosto raro ed ancora più raro è vederne una molto luminosa quale fu ad esempio la Hale-Bopp che, come tutti ricordano, apparve in cielo una decina di anni fa. Una cometa di tal tipo sarebbe sicuramente stata documentata dai sacerdoti-astronomi incaricati a quel tempo da molti dei regnanti del mondo di ispezionare il cielo. Nell’anno 7 o 6 avanti Cristo non risulta che sia stato registrato il passaggio di alcuna cometa mentre, risalendo con i calcoli nel passato, nel 12 a.C. apparve quella di Halley: troppo in anticipo però per essere la stella di Betlemme. Tra le molte comete periodiche che si conoscono, quella di Halley è sicuramente la più vistosa e si presenta con regolarità ogni 76 anni (ultimamente fu osservata nel 1910 e quindi nel 1986). Sono state osservate però tante altre comete le quali, dopo essere penetrate casualmente all’interno del sistema solare, si sono poi perse nella notte siderale. Lo stesso fenomeno potrebbe essere accaduto nel tempo della nascita del Signore e, in effetti, fonti del lontano oriente ci raccontano di una cometa comparsa nel 5 a.C.

Le comete alla loro prima apparizione in genere sono molto ricche di materiali volatili che producono una chioma di grosse dimensioni ed uno strascico molto appariscente ma non esistono testimonianze dirette di un tale evento nell’anno in cui potrebbe essere nato Gesù. Bisogna inoltre aggiungere il fatto che le comete non furono mai considerate simboli di buon auspicio ma piuttosto messaggere di sventure. Si racconta che nel 79 d.C. l’imperatore Vespasiano non si preoccupò del passaggio di una cometa la quale, a suo dire, avrebbe minacciato piuttosto il re dei Parti perché quello era chiomato come la cometa mentre lui era calvo. Sarà stata pura coincidenza però in quello stesso anno morì Vespasiano e due mesi più tardi, regnante il figlio Tito, si verificò la catastrofica eruzione del Vesuvio.

La stella che guidò i Magi non fu quindi una cometa ma non fu nemmeno un meteorite. I meteoriti o “stelle cadenti” sono corpi rocciosi (spesso di piccolissime dimensioni) che tracciano in cielo una scia luminosa molto lunga quando penetrano nell’atmosfera terrestre ma il fenomeno dura solo pochi secondi, quindi è difficile pensare che la stella che guidò il lungo cammino dei tre saggi possa essere stata un meteorite.

Alcuni hanno pensato anche a Venere la quale a volte appare particolarmente scintillante e luminosa tanto da essere scambiata per una stella o peggio per un UFO. Venere nel periodo di massima luminosità (fenomeno che si ripete ogni paio di anni) si rende ben visibile al tramonto quando il cielo è ancora illuminato dal Sole. Il fatto che questo pianeta così spesso si presenti in cielo molto luminoso non depone a favore della stella che avrebbe indotto i Magi a compiere un viaggio tanto impegnativo per un fenomeno che conoscevano bene. Occorreva qualche cosa di più straordinario.

 

FORSE ERA LA CONGIUNZIONE DI DUE PIANETI

L’astronomo tedesco Giovanni Keplero (1571-1630) reso famoso dalle sue leggi sulle orbite dei pianeti, si interessò della stella di Betlemme nel tentativo di chiarirne la presenza in coincidenza con la nascita del Messia. Egli, nel 1603, aveva osservato la congiunzione stretta, cioè l’avvicinamento fra Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci e pensò che avrebbe potuto essere proprio questo incontro ravvicinato dei due ultimi pianeti del sistema solare, noti a quel tempo, ad avere attratto l’attenzione dei Magi. Generalmente questo fenomeno è isolato ma in alcuni casi i due pianeti si avvicinano e si allontanano tre volte nello spazio di pochi mesi. Lo scienziato calcolò quindi quale sarebbe potuta essere la ripetibilità del fenomeno trovando che tali triple congiunzioni avvengono circa ogni 60 anni ma che la configurazione si produce, avendo sullo sfondo la costellazione dei Pesci, esattamente ogni 805 anni. Ora, andando indietro per il doppio di questo lasso di tempo si giungeva al 7 a.C. quando la triplice congiunzione si verificò il 29 maggio, il 3 ottobre e il 4 dicembre di quell’anno. Il fenomeno non è molto evidente in quanto i due pianeti si avvicinano fino alla distanza di circa un grado, un intervallo che può sembrare piccolo, ma in cielo corrisponde al doppio del diametro della Luna piena e quindi due puntini luminosi posti a quella distanza non rappresentano in sé nulla di straordinario: per questo motivo non ci si deve meravigliare se l’evento sfuggì alla gente comune e forse anche ad astronomi non molto esperti. Ma il fenomeno non passò inosservato ai Magi che erano persone di buona cultura e di profonda conoscenza dei cieli e della storia: essi probabilmente avevano anche avuto il presentimento che stava venendo al mondo un personaggio molto importante.

L’anno seguente Keplero osservò uno spettacolo molto raro: la comparsa in cielo di una supernova ossia di una stella brillantissima che fu l’ultima di quel genere ad apparire nella nostra Galassia e ad essere osservata ad occhio nudo anche in pieno giorno. Si trattò di un evento eccezionale che convinse Keplero del fatto che potesse essere proprio la comparsa di una nuova stella il fenomeno celeste tramandato da Matteo. Dopo aver osservato la congiunzione di Giove e Saturno, pensò che una stella molto luminosa fosse sempre annunciata dall’avvicinamento di due pianeti, ma in questo egli si sbagliava perché i due fenomeni sono del tutto indipendenti.

A parte la supernova che sicuramente non c’è stata, rimaneva la triplice congiunzione di Giove e Saturno e proprio questo raro fenomeno fu interpretato dall’astronomo tedesco come stella di Betlemme. A ciò si aggiunga il significato astrologico che i popoli medio-orientali attribuivano a Giove, a Saturno e alla costellazione dei Pesci. Nella mitologia Giove rappresentava la figura di un re, di un capo; Saturno la giustizia e quindi, per estensione, anche la guida sapiente e la costellazione dei Pesci il popolo di Israele, quel popolo che Mosè condusse attraverso le acque del Mar Rosso.

Riassumendo i fatti, ecco una possibile ricostruzione degli eventi: nel maggio del 7 a.C. i Magi osservano la prima delle tre congiunzioni di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci e le attribuiscono un valore simbolico relativo alla nascita del Messia ebraico. Essendo poi stati in grado di calcolare le successive congiunzioni dei due pianeti, essi si sono messi in cammino per giungere ad ottobre a Gerusalemme e quindi proseguire verso Betlemme per vedere nascere Gesù Bambino a dicembre.

Consigliati da un sogno profetico, i Magi tornarono alle loro terre senza più passare per Gerusalemme come avevano promesso. Da qui la decisione di Erode di fare uccidere tutti i bambini residenti nel territorio di Betlemme dai due anni di età in giù: una misura crudele che lo metteva al riparo da un secondo possibile inganno dei saggi di Oriente.

Prof. Antonio Vecchia

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