La ricerca botanica continua a stupire il mondo con scoperte che ampliano la nostra comprensione della longevità vegetale.
Negli ultimi mesi, un’importante novità ha attirato l’attenzione della comunità scientifica: la possibile individuazione del più antico albero vivente sul pianeta. Si tratta di un cipresso della Patagonia, noto come Gran Abuelo o Alerce Milenario, che potrebbe superare i 5.400 anni di età, stando alle stime preliminari.
Situato nel Parque Nacional Alerce Costero, a circa 800 chilometri a sud di Santiago del Cile, questo esemplare di Fitzroya cupressoides, una conifera minacciata di estinzione, si distingue non solo per la sua veneranda età ma anche per le dimensioni impressionanti: un diametro di oltre 4 metri. La sua crescita è avvenuta in un ambiente particolarmente favorevole, un burrone umido e fresco che ha preservato l’albero dagli incendi boschivi e dal disboscamento, risparmiandolo dal destino di molti suoi simili.
Gli studiosi cileni, tra cui il dendrocronologo Jonathan Barichivich, stanno attualmente lavorando per determinare con maggiore precisione l’età dell’albero. Nonostante il tentativo di prelevare un campione con un trapano manuale non abbia raggiunto il centro del tronco, i ricercatori hanno adottato modelli computerizzati per stimare l’età, giungendo a ipotizzare un’età di circa 5.484 anni. Se confermata, questa datazione porrebbe il Gran Abuelo come il più antico albero vivente conosciuto, anticipando di circa un secolo l’attuale primatista, il Pinus longaeva noto come Matusalemme.
Matusalemme e le sfide della longevità arborea
Matusalemme, che cresce nelle White Mountains della California, è stato a lungo considerato il singolo albero più vecchio del mondo, con un’età stimata intorno ai 4.854 anni. Il nome di questo pino dai coni setolosi è ispirato al patriarca biblico noto per la sua longevità leggendaria. La sua incredibile età è stata dimostrata tramite un attento conteggio degli anelli di accrescimento, una pratica scientifica chiamata dendrocronologia.
Tuttavia, la longevità arborea non si limita ai singoli individui. Esistono colonie clonali, sistemi complessi di piante geneticamente identiche connesse da un unico apparato radicale, che possono estendersi per decine di migliaia di anni. Un esempio emblematico è Pando, una colonia di oltre 40.000 pioppi tremuli americani (Populus tremuloides) situata nello Utah, che si stima abbia un’età di circa 80.000 anni. Un altro caso è Old Tjikko, un abete rosso norvegese (Picea excelsa) di quasi 9.550 anni, presente nelle montagne del Fulufjället in Svezia.

Longevità e adattamento: cosa ci insegnano gli alberi millenari (www.cosediscienza.it)
La ricerca sulla longevità degli alberi ha rivelato che questi organismi non subiscono una senescenza programmata come accade in molti animali. La loro sopravvivenza è favorita da una combinazione di fattori ambientali e da caratteristiche evolutive come la modularità e la plasticità di crescita, che consentono loro di adattarsi a condizioni variabili e di rigenerarsi anche dopo danni parziali.
Il Gran Abuelo rappresenta un esempio straordinario di resistenza biologica: oltre ad ospitare muschi e licheni, il suo tronco ospita persino altri alberi più giovani, che hanno messo radici nelle sue fessure generando un ecosistema complesso e variegato. Questo dimostra come gli alberi antichi costituiscano habitat fondamentali per una vasta gamma di specie, dai funghi agli insetti, fino a piccoli mammiferi e uccelli.
L’importanza della conservazione degli alberi secolari
Gli alberi millenari come il Gran Abuelo e Matusalemme non sono solo testimoni viventi di epoche remote, ma anche elementi essenziali per la biodiversità e la salute degli ecosistemi forestali. Purtroppo, la loro esistenza è minacciata dalla deforestazione, dai cambiamenti climatici e dagli incendi sempre più frequenti.
La loro conservazione non è solo un atto di tutela ambientale, ma un investimento sulla capacità della natura di adattarsi ai cambiamenti futuri. Questi giganti silenziosi custodiscono informazioni preziose sulla storia climatica del pianeta, che possono aiutare gli scienziati a prevedere e mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
Il caso del Gran Abuelo sottolinea l’urgenza di proteggere gli alberi secolari, permettendo loro di continuare a vivere e a svolgere il loro ruolo fondamentale negli ecosistemi. Solo così potremo preservare non solo la loro straordinaria longevità, ma l’equilibrio stesso della vita sulla Terra.
Il Gran Abuelo: il gigante silenzioso della Patagonia (www.cosediscienza.it) 






